Secondo una recente ricerca effettuata da Simon Evenett, professore di Economia nell’Università di San Gallo, e Niccolò Pisani, docente di Strategia e business internazionale presso la IMD business school in Svizzera, soltanto l’8,5% delle aziende occidentali hanno finora lasciato la Russia.
Dal 24 febbraio 2022, inizio dell’operazione speciale in Ucraina da parte di Putin, i rapporti politici ed economici tra l’occidente e la Russia si sono inevitabilmente deteriorati. Eppure, la ricerca, pubblicata il 20 dicembre, che raccoglie i dati fino a novembre 2022 analizza la situazione di tutte le aziende straniere dei paesi che hanno applicato sanzioni alla Russia e il quadro che viene fuori è un po’ diverso da ciò che ci si aspetterebbe. Infatti, per quanto concerne le aziende dell’Unione Europea e del G7 (che al di fuori dell’UE comprende anche Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Giappone) solo l’8,5% di esse ha abbandonato il paese: soltanto 120 aziende hanno chiuso le loro filiali, mentre altre 1284 sono ancora attive in Russia.
Tra le aziende italiane che hanno chiuso ogni attività nel paese si notano soltanto Eni ed Enel. Oltre a queste altre otto hanno bloccato ulteriori investimenti, altre nove li hanno ridotti mentre altre 62 imprese italiane proseguono a pieno la propria attività.
Il paese europeo che vede il maggior numero di imprese in piena attività in Russia è la Germania con 189 aziende operative, aldilà del posizionamento geopolitico i due paesi sembrano molto legati, condividevano infatti il gasdotto Nordstream 2 prima dell’esplosione. A proposito del rapporto tra Germania e Russia andrebbe anche ricordato che il parlamento tedesco ha più volte esitato sull’invio delle armi all’Ucraina.
Uscendo fuori dall’Unione Europea invece si notato 175 aziende statunitensi pienamente operative, anche se Washington guida la classifica delle imprese che hanno abbandonato la Russia, seppur queste siano appena 38.
Le conclusioni della ricerca dei due professori riportano che “se la quota di imprese occidentali in uscita non dovesse aumentare in modo significativo entro due anni, allora ciò metterebbe in discussione la volontà o la capacità di molte aziende occidentali di seguire i loro governi nelle rivalità geopolitiche, e che forse, i politici e gli imprenditori occidentali, non sono così allineati come sembra”.
Considerando anche il danno economico che le sanzioni stanno causando all’Europa, a conti fatti si può dire che la strategia delle sanzioni alla Russia si stia rivelando un totale fallimento.
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