La Repubblica Democratica del Congo ha nuovamente richiesto alla Corte penale internazionale di esprimersi sul saccheggio sistematico delle risorse naturali nella parte orientale del paese ad opera delle forze di difesa del Ruanda e del gruppo ribelle M23. Il procuratore della Corte Karim Khan dovrebbe visitare Kinshasa e le province del Congo colpite dai gruppi ribelli dal 28 maggio al 31 maggio.
Nella zona orientale del paese la popolazione è sempre più esasperata. La prolungata azione delle milizie antigovernative non solo continua a uccidere strappare vite ma e provoca serie problematiche circa l’approvvigionamento dei viveri e l’aumento dei prezzi. Quattro leader dell’opposizione, tra cui Martin Fayulu, che è arrivato secondo alle elezioni presidenziali del 2018, e Moise Katumbi, un uomo d’affari milionario ed ex governatore regionale (che dovrebbe candidarsi nelle elezioni di fine 2023), cercano di soffiare sul disagio e hanno organizzato una serie di manifestazioni per destabilizzare ulteriormente il paese.
In sostanza le forze d’opposizione insieme alle truppe ruandesi e la milizia M23 stanno cercando di destabilizzare il paese per conto degli imperialisti Usa. Il motivo? Gli accordi che il governo congolese, primo produttore mondiale di cobalto, ha stipulato con la Repubblica popolare cinese. Accordi di cui proprio in questi giorni è in discussione il rinnovo e per i quali il presidente congolese è volato personalmente a Pechino.
Non è un caso che tra gli obiettivi principali delle truppe antigovernative ci siano esponenti della comunità cinese presenti sul posto per lavorare ai progetti condivisi tra i due paesi. Mentre l’Onu, la Ue e tutti i consessi internazionali non battono ciglio per emettere sanzioni e sentenze per paesi che si ribellano al loro ordine mondiale, improvvisamente diventano timidi e garantisti quando c’è da fermare le infami guerre che gli Usa e i loro amici conducono nel mondo. La Repubblica popolare cinese è il principale antagonista commerciale degli Usa e da Washington l’indicazione è chiara “guerra alla Cina”. Guerra di cui anche l’Italia è complice da capo a piedi. Guerra che gli Usa conducono ai quattro angoli del mondo ma attraverso la quale ancora non riescono a sistemare una situazione che in verità gli sta sfuggendo sempre più di mano.
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