Angelo Serafini
Avanti.it
Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha invitato le organizzazioni internazionali a prestare attenzione alla detenzione di Marat Kasem, ex caporedattore di Sputnik Lituania.
Kasem è un cittadino lettone, ma vive a Mosca da diversi anni, dove lavora per la testata giornalista Sputnik, con posizioni vicine al Cremlino. Nel 2018 egli aveva anche corso alle elezioni parlamentari lettoni in un piccolo partito chiamato “Per un’alternativa” che non aveva raggiunto la soglia di sbarramento. Per diversi anni svolgeva il ruolo di caporedattore della sezione Sputnik in Lituania, tuttavia nel 2019 dopo essere stato arrestato a Vilnius, era stato espulso dal paese e bandito per cinque anni, con l’accusa di essere “una minaccia alla sicurezza nazionale”.
In Russia partecipava a vari programmi giornalistici anche dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Il 30 dicembre 2022 si era recato in Lettonia per motivi familiari, ma le autorità di Riga hanno ordinato il suo arresto. Dopo un processo preliminare è attualmente detenuto dal 3 gennaio nella prigione centrale di Riga, con l’accusa di spionaggio e violazione delle sanzioni antirusse, si ritiene infatti che abbia procurato risorse economiche a Sputnik, sottoposta a sanzioni per le sue posizioni vicine al Cremlino. Per tali accuse rischia fino a venti anni di carcere. Il suo avvocato non ha ancora avuto la possibilità di consultare i documenti del caso, ma la sua richiesta di rilasciarlo è stata respinta.
Mosca ha più volte denunciato la persecuzione di numerosi giornalisti negli stati baltici già negli anni precedenti all’escalation del conflitto in Ucraina. Come avvenuto anche al giornalista Valentin Rozentsov, caporedattore di Sputnik Lettonia, che era stato trattenuto e interrogato a Riga nel 2018.
Zakharova ha osservato che gli stati baltici hanno perseguitato Kasem per anni.
“Questo giornalista ha ripetutamente affermato di sentirsi minacciato. E ora le sue paure e supposizioni, purtroppo, sono diventate realtà. La comunità internazionale non ha solo il compito, ma l’obbligo, di fare di tutto affinché i regimi presuntuosi tornino a rispettare la legge” ha detto Zakharova in un’intervista a Radio Sputnik.
In precedenza, la portavoce aveva anche condiviso sul suo canale Telegram un video nel quale Kasem parlava dei problemi affrontati, sostenendo che egli stesse denunciando da anni la persecuzione e il maltrattamento ricevuto dalle istituzioni governative delle nazioni baltiche.
“L’arresto di giornalisti russi all’estero è una violazione della libertà di stampa, delle norme internazionali, della libertà di parola e dei diritti dei giornalisti, la Russia chiede alla comunità internazionale di condannare il maltrattamento di Marat Kasem. Riga ha dimostrato ancora una volta che i valori di una società democratica come il pluralismo dei media e i diritti dei giornalisti non sono nient’altro che frasi vuote. Tutte le organizzazioni internazionali a difesa della libertà di stampa che per anni hanno ignorato le preoccupazioni di Kasem sulla sua sicurezza dovrebbero finalmente “giustificare la loro esistenza” e intervenire appropriatamente contro la reazione spropositata della Lettonia.” ha dichiarato ancora Zakharova.
Le ex Repubbliche sovietiche hanno adottato la linea più dura sul conflitto in Ucraina. Appena lo scorso mese la Lituania, la Lettonia e l’Estonia, insieme anche alla Polonia e alla Slovacchia, ai sono opposte alla proposta del presidente francese Emmanuel Macron di offrire alla Russia garanzie sulla sicurezza per aprire le trattative di pace, e hanno chiesto di non fare nessuna eccezione sulla messa al bando delle esportazioni di fertilizzanti russi, nonostante l’Unione Europea abbia espresso preoccupazioni per una possibile conseguente scarsità di cibo e fame in Africa.
Le Repubbliche baltiche, la Polonia e altri stati ex alleati dell’Unione Sovietica, che hanno poi aderito alla Nato e all’UE, sono tra le nazioni più fanatiche al sostegno delle politiche anti russe. Il sentimento anti russo è molto forte in questi paesi, non di rado la Russia viene rappresentata come un mostro e ad essa addossati tutti i crimini dell’Unione Sovietica (chiamata l’Impero del Male), un mostro con cui non si può dialogare in alcun modo. Si tratta di una comoda posizione instillata nell’opinione pubblica locale per ottenere appoggio popolare alle politiche imperialiste americane, proprio come avvenuto in Ucraina dove l’imperialismo occidentale ha trovato terreno fertile sobillando i movimenti nazionalisti e sfruttando l’odio verso la Russia.
Infine, riguardo al caso del giornalista di Sputnik, non possiamo che ricordare il caso Assange e i tanti giornalisti che nei paesi occidentali vengono arrestati per sostenere tesi contrarie alla propaganda mainstream. È importante notare il doppio standard applicato in questi casi, dove i giornalisti che non sono allineati alla narrativa occidentale possono essere perseguitati violandone i diritti fondamentali, come la libertà di stampa, persino nei paesi considerati democratici e alleati dell’Occidente, come in questo caso la Lettonia che è membro di UE e Nato. Mentre la propaganda occidentale vorrebbe far credere che le violazioni della libertà di stampa e gli arresti dei giornalisti avvengano solo nei paesi nemici dell’Occidente.
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