Fino a qualche settimana fa, la ricandidatura di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti per le elezioni del 2024 era data per scontata, e si cavillava su quando avrebbe fatto il solenne annuncio, memori del fatto che suoi predecessori come Clinton e Obama si erano pronunciati in tal senso nella primavera precedente l’anno elettorale. In effetti, questo sembra il momento di massima forma per Joe l’arzillo: dopo le trionfali visite a Kiev e a Varsavia, con l’abbraccio a Zelensky mentre suonava la sinfonia degli allarmi antiaereo ed il bagno di folla polacco, Biden si è accreditato come l’alfiere dell’Occidente “libero” che non si piega davanti alla “barbarie” degli “autocrati”. Nell’occasione, inoltre, nonno Joe non si è prodotto in figuracce col retrogusto di demenza senile, anche se, mentre prendeva l’aereo per tornarsene a Washington, è ancora una volta inciampato a onor di telecamere (“ma si è subito rialzato” come hanno precisato i giornali “liberi”). Insomma, non ci sarebbe momento migliore di questo per lanciare la campagna “Biden 2024”, mentre tutto l’apparato dei democratici plaude al suo operato e nel partito avversario si annuncia una corsa all’ultimo voto (e all’ultimo dollaro) fra il redivivo Trump e l’arrembante DeSantis Tuttavia, velenose indiscrezioni iniziano a serpeggiare fra le pagine della stampa amica, e non hanno a che fare con le squallide peripezie del figlio Hunter e del suo computer o con lo stato di salute del presidente, ma con la sua eterna “indecisione”, che avrebbe già prodotto tentennamenti e differimenti nel corso del suo mandato. In base a questa oscena messa in scena, Biden sarebbe concentrato sulle mille incombenze della quotidianità, in primis sul fronte della politica estera, e proiettato unicamente a garantire il benessere delle famiglie americane, che secondo i numeri forniti dai Padroni del Discorso non sono mai state bene come oggi. In realtà, la paradossale elezione di Biden nel 2020, circostanza nella quale egli sarebbe stato il candidato più votato di tutta la storia elettorale americana (e mondiale) attesta l’avanzato stato di decomposizione di quello spettacolo chiamato “democrazia rappresentativa”. Questo vecchio oligarca della politica privo di carisma, cultura ed eloquenza, avrebbe prima sbaragliato i suoi concorrenti nelle primarie del partito democratico (su tutti quel Bernie Sanders che si era volentieri fatto da parte davanti a brogli clamorosi e che ha annunciato che si ricandiderà nel 2024 a meno che non si presenti ancora Biden) e poi il presidente uscente nello scontro di civiltà consumatosi nel novembre 2020. Un uomo affetto da clamorosa demenza senile e protagonista di laide gaffe con bambine palpeggiate sarebbe stato il candidato più votato di tutti i paesi e di tutte le epoche: una trama così implausibile da risultare inutilizzabile anche per un romanzo distopico. Eppure, i milioni di occhi che hanno potuto ammirare le sue gesta non riescono, come da tradizione, a vedere la nudità del re, e passa la consapevolezza che l’Occidente, sull’orlo di una guerra nucleare, è al sicuro nelle mani di Joe il Saggio, che con gli occhiali da sole, diciamola tutta, dimostra almeno vent’anni di meno. Ma nonno Joe non sa manco dove si trova, altro che avere accesso alla famosa valigetta con i bottoni della fine del mondo. Pure quelli che lo hanno preceduto nella carica di “uomo più potente del mondo”, chi più e chi meno, erano dei fantocci in mano a uno stato così profondo che non se ne vede il fondo, ma con Joe Biden si sono raggiunti vertici sublimi: a confronto con lui, anche Bush secondo ci fa un figurone. Che ci sia o meno il bis di questa grottesca marionetta, raggelante è immaginare cosa potranno inventarsi alla prossima.
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