A poche settimane dalle elezioni politiche che lo avrebbero disarcionato dalla guida del PD, Renzi se ne andò a fare lo smargiasso in televisione esibendo un estratto conto a lui intestato con un saldo di 15000 euro. In quell’occasione, dopo aver preso le distanze dai “politici traffichini”, l’ex premier chiuse la sua filippica guardando negli occhi le telecamere e scandendo queste parole solenni: “Se volete fare i soldi, non fate politica. Fai politica perché hai un interesse, un ideale, hai passione. Se vuoi fare i soldi vai nelle banche d’affari, prendi i contratti milionari che ti offrono, non ti metti a fare il politico.” Dopo qualche mese, avrebbe acquistato una villa del valore di oltre un milione di euro. Successivamente, in base alle ricostruzioni della Procura di Firenze, lo stesso Renzi ha ricevuto emolumenti per oltre due milioni e mezzo di euro in un triennio. Era nel frattempo capitato che, emarginato dalla politica che conta e declassato al ruolo di semplice senatore, il nostro s’era messo a fare conferenze, o per meglio dire “speech”: fra quelli che pagavano per sentirlo parlare c’erano multinazionali, banche, università, e soprattutto le istituzioni dell’Arabia Saudita, il cui principe ereditario Mohammad bin Salman ha mostrato di apprezzare particolarmente l’eloquenza renziana. Fra una cosa e l’altra, bin Salman, che oggi è anche primo ministro nella monarchia retta da suo padre, ha fatto pervenire sul conto di Renzi più di un milione di euro per “consulenze” varie ed eventuali. Il bonifico più corposo è legato alla promozione del sito archeologico di Al-‘Ula: 570000 euro che, secondo il senatore, erano “finalizzati a sostenere la nascita di una città green, a scopo turistico, negli Emirati Arabi”. Chiaramente, Al-‘Ula non è negli Emirati Arabi, ma in Arabia Saudita: manco questo sapeva l’uomo che ha ricevuto più di mezzo milione di euro per promuoverne lo sviluppo turistico. Scopertosi valente oratore, Matteo Renzi si è poi dato ai documentari, realizzando Firenze secondo me, opera che, grazie alla produzione dell’amico Lucio Presta, gli ha fruttato un altro mezzo milioncino. Il suo conto, esangue quando guidava il governo perché pagava sempre da bere a tutti, si è rimpinguato pure con gli spiccioli delle cause vinte contro i “diffamatori”: fra gli altri, il suo concittadino Piero Pelù gli ha dovuto versare 20000 eurelli. Il gruzzolo è cresciuto al punto che Renzi è diventato il più ricco del Senato in base alla dichiarazione dei redditi del 2022 (anche se manca ancora quella dell’altro senatore Berlusconi), con oltre due milioni e mezzo di entrate nell’anno appena trascorso. In tutto questo, la passione di Renzi per le querele continua a mietere vittime: dopo aver perso due causone contro il Corriere della Sera e contro Marco Travaglio (a suo tempo perdente invece contro il padre Tiziano), il milionario ha vinto contro Rosanna Cioli, pensionata spezzina militante piddina che gli aveva dato della “merdaccia” su Facebook. La signora Cioli, che si dice povera in canna e con un congiunto malato a cui badare, dovrà fare un bonifico di 500 euro sul famoso conto. È lecito supporre che siano partite altre centinaia di migliaia di querele contro quelli che hanno osato diffamare il senatore Renzi con epiteti assai più ingiuriosi di “merdaccia”. Quando la legge farà il suo inesorabile corso, parecchi di questi delinquenti saranno chiamati a bonificarsi bonificando. A conti fatti, restituiranno all’ex osannato presidente del consiglio appena una parte del malloppo che hanno negli anni percepito per via della sua munifica politica dei redditi. Gli “80 euro di Renzi” tornano indietro. A ben vedere, tutta la parabola di questo feroce arrivista di provincia si è consumata intorno al denaro, prima elargito come mancetta al popolino per raccattarne i voti in occasione di una memorabile elezione, poi arraffato con foga dopo essere retrocesso nella serie “B” della politica. Il suo “cerchio magico” fatto di parenti, amici e compaesani ha gozzovigliato come un clan di Proci: per dirne una, suo cognato è finito alla sbarra per l’appropriazione indebita di milioni di euro destinati ad iniziative di beneficenza in Africa. Eppure, lui è sempre in piedi, e nessun Qatargate ne minaccia la fortuna. Sfoggiando il suo ghigno migliore, il senatore Renzi si prepara per il prossimo “speech”.
GR
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