Per qualche inguaribile ottimista, il verminoso vaso di Pandora dei danni da vaccino sarebbe sul punto di schiudersi. Ad alimentare la speranza concorrerebbero diversi fattori: le iniziative della magistratura, i riscontri ottenuti dalle proiezioni del documentario Invisibili, la consapevolezza di massa determinata dal fatto che ciascuno ha nella sua cerchia di conoscenti qualche vittima del fato avverso. L’ultimo a soffiare sul fuoco di quest’entusiasmo è stato Luca Cellamare, poliziotto e sindacalista del Cosap che dalle pagine de La Verità ha sparato un po’ di numeri che descriverebbero il massacro in atto nei ranghi delle forze dell’ordine. Secondo Cellamare, che all’epoca delle inoculazioni forzate venne sospeso dal servizio subendo pure un provvedimento disciplinare per un suo intervento ad una manifestazione “No Green Pass” e che è stato poi candidato alla Camera con Italexit, fra militari, finanzieri, carabinieri e poliziotti dei diversi corpi vi sarebbero diecimila malati cronici prossimi all’invalidità e cinquantamila danneggiati in forma più lieve ma di fatto impossibilitati a svolgere il normale servizio. Considerando che le divise in Italia sono complessivamente circa mezzo milione, le vittime di effetti avversi da siero genico sarebbero poco più di un decimo, un valore che potrebbe essere considerato realistico se le affermazioni del poliziotto sindacalista fossero suffragate da qualche dato tangibile. E invece, e senza voler mettere in discussione la sua “buona fede”, i dati non ci sono per la semplice ragione che tutto è stato predisposto affinché fosse impossibile determinare l’entità del fenomeno. Da un lato l’AIFA non raccoglie le segnalazioni, dall’altro ogni sciagurato che bussa alle porte di un ambulatorio si trova a vivere un calvario fra rimpalli, minimizzazioni e paradossali diagnosi di “long Covid” con le quali i più sono stati persuasi. Insomma, quei numeri non si devono sapere, e la cappa di omertà istituzionale scesa sulla questione è lì a dimostrarlo: per le autorità gli effetti avversi sono solo “fake news”. E così, fra coloro che hanno avuto la vita avvelenata non può che prevalere l’arte di arrangiarsi: sempre a detta di Cellamare, i poliziotti prossimi alla pensione se ne stanno zitti e si curano di nascosto, mentre gli altri portano avanti cause di servizio nell’auspicio di vedersi riconoscere un bonus in busta paga fra qualche anno. Una situazione simile è lecito supporre si sia prodotta in altri settori “garantiti” del lavoro pubblico e privato, nei quali è possibile almeno aggrapparsi alla toga di un avvocato.e al miraggio di un risarcimento. Al di fuori di questo perimetro, l’Inferno: lavoratori precari che non potranno lavorare mai più e non prenderanno neanche il reddito di cittadinanza, pensionati diventati “immunodepressi” e dunque bisognosi di ulteriori dosi, casalinghe prese per pazze, ragazzini con la miocardite cronica. Per lo Stato, per la “società civile” e per i mass media semplicemente non esistono. Sono Invisibili, come i protagonisti dell’omonimo documentario che ha subito censure e boicottaggi nonostante non metta in discussione la narrazione pandemica nel suo insieme, ma invochi solo l’ascolto delle istituzioni. Neanche questo è lecito: i pazzi antiscientifici devono soffrire in silenzio.
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