Secondo Fabrizio Pregliasco, il televirologo più amato dagli italiani (o almeno, così sembrava), i cittadini lombardi hanno appena perso una grande occasione. Egli si era infatti candidato alla carica di consigliere regionale nella lista “Patto civico – Majorino presidente” nella circoscrizione di Milano, ma quegli ingrati dei milanesi, nonostante il nostro avesse organizzato 4 apertitivi elettorali (con la mascherina?), avesse percorso 4000 chilometri in macchina ed avesse speso la bellezza di 10000 euro, gli hanno voltato le spalle tributandogli appena 2005 preferenze e lasciandolo a casa: per essere eletto (è arrivato quinto nella sua lista) avrebbe avuto bisogno di almeno 2000 voti in più. Il povero Pregliasco, intervistato a destra e a manca dopo l’occasione persa, non ha nascosto il suo scoramento: masticando amaro, ha riconosciuto che la cittadinanza ha preferito, alla sua saggezza che tante vite aveva contribuito a salvare, la scelleratezza del leghista Attilio Fontana, presidente uscente bollato da Pregliasco come “vicino ai no vax” nonostante avesse pure lui invocato, ai tempi belli, segregazioni per i non vaccinati e cose così. Nelle riflessioni post-elettorali di Pregliasco c’è stato spazio pure per il galoppante astensionismo; a suo dire, infatti, “potrebbe essere che il 60% degli elettori non hanno votato e magari avrebbero votato per me”. E dire che le premesse per un successone c’erano tutte: proprio a Milano, alle elezioni comunali di due anni fa, il covidismo aveva ottenuto, caso unico in Italia, una compiuta rappresentanza istituzionale, eleggendo un consigliere comunale all’interno della maggioranza del sindaco piddino Beppe Sala nelle file della lista “Milano in salute”. Tale formazione, che aveva le sinistre sembianze di un embrione di “partito della salute”, era formata solo da “professionisti della salute” (l’unico eletto è stato l’allergologo e dermatologo Marco Fumagalli) e si era presentata all’appuntamento con le urne con lo slogan “la salute prima di tutto”. Il suo programma era infatti tutta salute: fra le altre cose, i salutisti meneghini proponevano l’istituzione dell’assessorato alla salute (che sarebbe stato affiancato “da una task force di professionisti”: un CTS su scala comunale), la promozione dei “salute days”, la trasformazione delle scuole in hub vaccinali con tamponamenti periodici per grandi e piccini e screening continui di tutte le malattie possibili e immaginabili. 7367 furono i milanesi che diedero il loro suffragio ai salutisti nell’ottobre 2021: se avessero votato tutti per Pregliasco a questo giro saremmo qui a raccontare un’altra storia. Ad ogni modo, Pregliasco ha già dato segni di crisi d’astinenza: intervistato dalla trasmissione radiofonica Un giorno da pecora, contenitore specializzato in operazioni-simpatia, il virologo, pur di strappare un’ultima fiammata di attenzione, ha chiesto in diretta alla storica compagna di sposarlo. Costei si chiama Carolina Pellegrini e oggi fa l’insegnante, ma fino all’altro ieri era una politicante della parte opposta a quella del (futuro) marito, essendo stata assessora alla famiglia con “il Celeste” Roberto Formigoni. Assecondando la scimmia di Pregliasco, i pecorai le hanno fatto interrompere la lezione per farle pronunciare in diretta il fatidico “sì”. Il caso (?) ha voluto che in studio ci fosse l’altra star del coviddi Andrea Crisanti, il furbacchione che è riuscito, a differenza di Pregliasco, a farsi eleggere al Senato l’anno scorso, fatto che gli garantisce qualche altro anno di telecamere. Crisanti, nell’augurare alla coppia tanta salute, ha consigliato la Sicilia come meta del viaggio di nozze. Carolina Pellegrini ha pure svelato che nell’intimità chiama il suo tenerone “Pregli”. La stessa aveva partecipato alla stessa trasmissione, nel giugno 2021, sostenendo che “Pregli” fosse “un pirla”. Sei milioni di casi il prossimo inverno…il capodanno cinese…fiammata di contagi…importiamo nuone varianti…Kraken e Orthrus…Pregli, ci manchi già!
GR
Lascia un commento