Per la giornata di venerdì è stato indetto uno sciopero di tutte le testate del Gruppo Gedi, sia online sia cartacee.
Il motivo dello sciopero è legato all’allarme lanciato dal Coordinamento dei Comitati di Redazione in seguito alle notizie di trattative per l’acquisizione delle storiche testate del Nordest: “Il Mattino di Padova”, “La Nuova di Venezia”, “Il Piccolo” e la “Gazzetta di Mantova”. Ma secondo il Coordinamento le trattative potrebbero presto coinvolgere anche ad altre testate come “Il Secolo XIX”, “La Provincia Pavese”, “La Sentinella del Canavese” e quelle maggiori, cioè “la Repubblica” e “la Stampa” oltre che alle radio.
<<Siamo tutti in vendita>> hanno dichiarato i vertici del Coordinamento <<a distanza di soli due mesi da quando l’amministratore delegato Maurizio Scanavino, aveva sottolineato come l’assetto dei giornali del gruppo, dai locali ai nazionali, rappresentasse il “perimetro di riferimento dell’azienda”, è stato comunicato che si valutano proposte di vendita di singole testate o gruppi di esse>>.
<<Mi rifiuto di parlare di perimetro dell’azienda>> ha dichiarato l’amministratore delegato, e secondo i vertici del Coordinamento tale repentino cambio di strategia, da dicembre a febbraio, è da imputare ai dati di chiusura di bilancio. Scavanino ha inoltre negato che vi siano trattative formali in corso sulle altre testate, tuttavia ha ammesso che l’azienda è pronta a valutare offerte.
Alle dichiarazioni non è mancata la replica: <<L’editore si dissocia dall’interpretazione capziosa che il coordinamento dei Cdr ha voluto dare alle risposte date in occasione dell’incontro odierno. Affermazioni come quelle contenute nel comunicato pubblicato sono inutilmente allarmiste, ingenerose rispetto ai numerosi progetti che hanno sempre messo al centro la qualità del lavoro giornalistico>>.
Il bilancio del Gruppo Gedi è in rosso per il terzo anno consecutivo, non pubblica più rapporti trimestrali che mostrano il fatturato, tuttavia è noto che già nel 2021 aveva perso 50milioni di euro, e gli investimenti nel digitale non riescono a compensare le perdite.
Le testate principali del Gruppo, specialmente “la Repubblica” e “la Stampa” sono considerate fonti autorevoli da cui quasi tutti i media principali italiani prendono le notizie, ma più che di reale giornalismo essi si occupano ormai di diffondere la propaganda dell’élite e grazie alla loro fama e diffusione sono in grado di plasmare profondamente l’opinione pubblica del paese.
Forse le vendite sono in forte calo perché la popolazione è stanca delle loro menzogne? È forse questo l’inizio del declino del mainstream?
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