<<Google abusa della sua posizione dominante sul mercato della pubblicità digitale da quindici anni>> arriva un po’ in ritardo la pesante accusa del dipartimento di Giustizia americano, che insieme ad otto stati federati, inclusa la California, fa causa ad Alphabet, l’azienda che gestisce Google e Youtube.
Il dipartimento di Giustizia chiede al tribunale di obbligare il colosso informatico a separare le attività legate a Google, a Youtube e ad altri prodotti come Gmail.
<<Google ha usato mezzi anticoncorrenziali, escludenti e illegali per eliminare o ridurre drasticamente qualsiasi minaccia al suo dominio sulle tecnologie pubblicitarie digitali. Ha ostacolato in modo significativo la concorrenza, ha scoraggiato l’innovazione nell’industria della pubblicità digitale e ha impedito al libero mercato di funzionare in modo equo>> si legge nell’azione legale intentata presso la corte federale di Alexandria, in Virginia, un documento di quasi 150 pagine frutto di anni di indagini.
<<Il dominio di Google nel mercato degli annunci significa che un numero minore di editori è in grado di offrire i propri prodotti senza addebitare costi di abbonamento o di altro tipo, perché non possono contare sulla concorrenza nel mercato pubblicitario per mantenere bassi i prezzi degli annunci. Il risultato è che i creatori di siti web guadagnano meno e gli inserzionisti pagano di più>> ha spiegato il procuratore generale Merrick Garland in una conferenza stampa.
Già nel 2020 Alphabet era finito sotto inchiesta dell’Antitrust, quando l’amministrazione Trump aveva citato in giudizio il gruppo, sostenendo l’esistenza di pratiche anticoncorrenziali nel mercato della ricerca e della pubblicità online.
Ma l’azienda è stata ripetutamente citata in giudizio anche nel Regno Unito e Unione Europea, dove è stata anche multata numerose volte dall’antitrust di diversi paesi. Ad esempio, il 27 giugno 2017 la commissione europea aveva condannato la società a pagare una sanzione record di 2,45 miliardi di euro per abuso di posizione dominante per aver favorito i suoi prodotti su Google Shopping, e nel luglio 2018 un’altra multa di 4,5 miliardi per aver preso accordi commerciali con i produttori di cellulari per favorire le sue funzioni.
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