Francesco Santoianni
Avanti.it
Mentre dal processo in corso a Bergamo trapelano modalità agghiaccianti nella gestione dell’emergenza Covid, i progetti di modifica del Trattato Sanitario Internazionale prefigurano poteri sovranazionali affidati ai vertici di una OMS ormai mera propaggine di aziende farmaceutiche e fondazioni private. In più, messe da parte, oramai impresentabili minacce come il vaiolo delle scimmie o il long Covid, per continuare a dominare con la paura, tiene banco sui media l’allarme farmacoresistenza. Su questo e su altro, al prof. Giulio Tarro, che proprio su questo ultimo punto ha appena pubblicato un importante studio, qualche domanda.
L’allarme lanciato da The Lancet sul milione di morti in più registrati nel 2019 a seguito dell’impennata di infezioni ospedaliere dovute alla farmacoresistenza rischia di riproporre un ennesimo terrorismo mediatico.
Certo. Bizzarro, comunque, che questo impatto delle infezioni farmacoresistenti non venga considerato per gli “anni del Covid” (2020, 2021 e 2022) quando, impedite le cure domiciliari, gli ospedali si sono trasformati in affollati lazzaretti. Ma, al di là di questo, ritengo riduttivo rispondere alla farmacoresistenza sviluppando farmaci sempre più efficaci o addirittura vaccini basati su mRNA, come quelli in cantiere per affrontare malanni che potrebbero essere affrontati ben diversamente come tubercolosi, obesità, carie… un’inaccettabile medicalizzazione della società con la quale si pretende di rattoppare i buchi prodotti da una crescente miseria e dai continui tagli al sistema sanitario.
Intanto rischia di cadere nel dimenticatoio la promessa istituzione di una Commissione parlamentare sull’emergenza Covid.
Ancora peggio: tiene banco il processo di Bergamo basato sull’ipotesi accusatoria che in Italia il lockdown sarebbe stato istituito troppo tardi e cioè quando il virus era già dilagato. Peccato nessuno ricordi quello che fu riportato anche da diffusi media: che il virus era già diffuso in Italia almeno dall’estate del 2019, provocando, nel novembre-dicembre 2019, una epidemia di “gravi polmoniti”; che, aggiungiamo noi, se non determinarono un’ecatombe fu solo perché, a differenza di quanto si verificò con il lockdown dell’8 marzo 2020, venivano curate a domicilio.
Si direbbe, tra l’altro, che questa chiave di lettura dell’emergenza Covid lasci fuori l’ipotesi di un virus Sars-Cov-2 ingegnerizzato, che oggi va per la maggiore.
Questa ipotesi non porta da nessuna parte. Intanto è davvero inverosimile che il Sars-Cov-2 sia stato creato come arma biologica in quanto è scarsamente letale (o invalidante), non selettivo per specifiche etnie e privo di qualsiasi antidoto o efficace vaccino (che, a rigor di logica, avrebbe dovuto essere posseduto dai fantomatici autori dell’attacco biologico). Anche l’ipotesi del virus sfuggito accidentalmente da qualche laboratorio, come Wuhan, non porta da nessuna parte. E questo non perché siano impossibili o improbabili questi tipi di incidente (si legga qui, a pag. 44, quello che mi è toccato vedere facendo ricerche in un laboratorio BSL4) ma perché un’epidemia non si scatena solo perché un microorganismo è sfuggito da qualche laboratorio.
Eppure, da anni, sono innumerevoli le fiction che enfatizzano questo rischio.
Certo. E ci sono pure i governi occidentali ad enfatizzare il rischio del cosiddetto bioterrorismo pur di giustificare guerre preventive. Tuttavia la realtà è ben diversa, come dimostra il caso delle lettere all’antrace (“ingegnerizzato”, per essere più letale, da un biologo militare statunitense) che hanno ucciso “appena” cinque persone (tra l’altro, curate male). Altri esempi non mancano.
Nel luglio 1962 George Bacon, biologo presso il Centro Microbiologico Militare di Porton Down, nel Wilshire si infettò accidentalmente mentre ingegnerizzava germi della peste (è da evidenziare che il batterio Yersinia pestis, responsabile della peste, non affrontato tempestivamente ha un tasso di mortalità del 60%); arrivato a casa, Bacon morì dopo tre giorni non prima di avere infettato due familiari che partirono in aereo per la Libia. Nonostante ciò non ci fu nessuna epidemia.
Nell’agosto 1978, il virus del vaiolo (tasso di letalità del 30%) sfuggì accidentalmente dai laboratori dell’ospedale di Birmingham uccidendo quattro persone che, certamente, ne avevano contagiato altre. Nonostante in Gran Bretagna la vaccinazione antivaiolosa non fosse praticata da decenni, non ci fu nessuna epidemia.
Il 18 settembre 2014 il virus ebola (tasso di mortalità tra il 50 e il 90%) arriva negli Stati uniti con il passeggero Thomas Eric Duncan, sbarcato all’aeroporto di Dallas dopo aver fatto scalo a Bruxelles. Qualche giorno dopo Duncan, sentendosi male, si presenta in ospedale avvisando di essere stato recentemente in Africa ma il personale sanitario lo rimanda a casa. Due giorni dopo Duncan vomita per strada; riportato in ospedale si scopre l’infezione da ebola e che nei precedenti quattro giorni ha avuto contatti stretti con almeno ottanta persone. Non si verifica nessuna epidemia.
E gli esempi di tenebrose epidemie mai verificatesi potrebbero continuare a lungo citando, ad esempio, il virus di Marburg (tasso di mortalità fino all’88%) giunto in Germania nel 1967 o quello della Sars (tasso di mortalità del 20%) giunto in Italia nel marzo 2003.
Eppure, per il Primo maggio sono previste in Italia numerose manifestazioni contro l’installazione di bio-laboratori ad alta sicurezza.
Nel nostro Paese i laboratori di livello BSL4 (ad elevatissima sicurezza) restano due, quello dell’Istituto Spallanzani a Roma e dell’ospedale Sacco a Milano. Poi ci sono circa cinquanta laboratori di livello BSL3 (elevata sicurezza) ai quali si aggiungerà quello previsto a Pesaro. Strutture additate da qualcuno come l’antro di Frankenstein nel quale costruire chissà quali diavolerie. Non riesco a capire su cosa si basino queste considerazioni: immagino sulle voci, amplificate dai media, di un’ingegnerizzazione che avrebbe conosciuto il virus Sars-Cov-2.
A tal riguardo l’unica cosa che mi sento di dire è che l’alterazione genetica che trasforma un innocuo microrganismo in un pericolo o in una potenziale arma può avvenire sia per variazione spontanea sia perché indotta artificialmente (il cosiddetto “gain of function”, guadagno di funzione). E che pretendere di scoprire attraverso analisi cromosomiche e algoritmi di biostatistica, come e perché sia accaduta la variazione è, ancora oggi, un azzardo. Ritengo, quindi, che tutte le accuse attestate da “esperti” o basate su fonti destinate a restare segrete (come quella recentemente sbandierata da Christopher Wray, direttore dell’FBI) lascino il tempo che trovano.
Meglio sarebbe, quindi, stare alla larga da queste diatribe e concentrarsi, invece, su questioni quali l’imminente affidamento all’OMS di poteri sovranazionali e, soprattutto, l’avvio di una Commissione parlamentare sull’emergenza Covid.
Alfonso Aliberti dice
Che freschezza intellettuale, che rigore scientifico! Ho avuto l’onore di sostenere l’esame di virologia nel 1974 a Napoli, lei presente esimio professore. Ps: la epidemia provocata dalla Yersinia pestis era causa di morte di circa il 90% degli infetti al primo passaggio, altro che quella del Sars-Cov-2!
Giulio Tarro dice
Un abbraccio affettuoso nel ricordare quell’evento