Sebbene pubblicamente Stati Uniti ed Ucraina appaiano come due corpi ed un’anima, con la visita a “sorpresa” di Biden a Kiev lo scorso fine febbraio, tra Washington e Kiev le cose non vanno affatto bene, anzi, cominciano a crearsi delle spaccature che rendono la relazione bilaterale alquanto nervosa.
Sin dall’inizio dell’operazione russa del febbraio dell’anno scorso, Biden ha sempre promesso “aiuti e sostegno incondizionati all’Ucraina fino alla fine del conflitto”. Tuttavia, le cose sono cambiate dopo un anno, anche grazie alla vittoria dei repubblicani alle elezioni di Mid-term che hanno valso la conquista della maggioranza nei due rami del Congresso. A riportare le voci critiche, sia in dichiarazioni pubbliche sia con dichiarazioni confidenziali, è stata la testata americana Politico. Una delle prime voci riportate è quella del senatore repubblicano del Texas, McCaul: “l’amministrazione presidenziale non ha un obiettivo preciso. Perché inviamo armi a Kiev, per farli vincere o soltanto per farli sopravvivere il più a lungo possibile?”
Ma anche all’interno dell’amministrazione presidenziale c’è fastidio per alcune scelte di Zelensky, tipo quella di continuare ad oltranza a difendere Bakhmut “una città che non ha alcun valore strategico ed operazionale”, come dichiarato qualche giorno fa dal segretario alla difesa Loyd Austin; scelta motivata dal governo ucraino come una resistenza “necessaria” per logorare i reparti migliori delle forze russe. Ovviamente a Washington sanno bene che succederà esattamente il contrario, con Kiev che perderà armi, mezzi e uomini fondamentali per respingere ulteriori attacchi o tentare una offensiva in primavera.
Ma ad incidere sui rapporti fra Stati Uniti e Ucraina, è senza dubbio il comportamento di Zelensky che, piuttosto che mostrare gratitudine, all’arrivo di ogni nuovo carico di armi chiede sempre più armamenti, compresi i missili a lunga gittata che gli USA non vogliono consegnare perché temono che Kiev possa usarli per colpire obiettivi russi lontani dalla zona di guerra. E secondo quanto riportato da alcune fonti anonime interne all’amministrazione Biden, c’è profonda preoccupazione per le continue richieste ucraine che non potranno essere assecondate a lungo, sia in termini militari sia economici. Anche lo speaker della Camera Kevin McCarthy ha mostrato nervosismo e in una conversazione privata, riportata a Politico da un membro del suo entourage, avrebbe detto che “nessuno ha firmato un assegno in bianco a Zelensky e noi possiamo sostenerli all’infinito!”.
Ma anche sull’esplosione del Nord Stream, gli americani hanno mostrato tutto il loro disappunto e dopo l’articolo di Seymour Hersh che ha provato le responsabilità americane, a Washington hanno pensato di scaricare la colpa sugli ucraini e un non ben definito “gruppo pro-Ucraina”.
Ovviamente le dichiarazioni pubbliche dei funzionari americani non lasciano trasparire alcunché di quanto riportato. Tuttavia è chiaro che la guerra in Ucraina ha colto impreparati i paesi occidentali, compresi gli USA, convinti di avere la forza economica e militare per contrastare la potenza russa.
Ma a quanto pare l’unica cosa sicura è che va incrinandosi la fiducia americana per Zelensky.
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