Giro di vite alla Fox News, negli Stati Uniti, dove il celebre conduttore Tucker Carlson è stato licenziato dell’emittente di Rupert Murdoch. La notizia è arrivata a pochi giorni dal maxi patteggiamento con cui Fox ha accettato di pagare 787,5 milioni di dollari a Dominion Voting Systems (l’azienda che gestisce il sistema di voto americano) per evitare il processo per diffamazione che avrebbe coinvolto lo stesso Murdoch e i principali conduttori della rete, accusati di aver appoggiato cavalcato la teoria di Trump rispetto alle elezioni truccate del 2020.
Carlson, 53 anni, entrato a far parte della Fox nel 2009, era alla guida di uno dei programmi più seguiti della rete, in prima serata. Nel corso degli ultimi anni il presentatore si è più volte esposto rispetto alla denuncia della gestione autoritaria della pandemia, del ruolo delle multinazionali del farmaco, dei brogli elettorali del 2020, l’assalto a Capitol Hill e tante altre posizioni che lo ponevano in una posizione particolare nel sistema mediatico statunitense.
Un personaggio ingombrante e celebre quindi il cui licenziamento non è stato indolore per Fox. La sua improvvisa partenza, infatti, ha fatto rumore a Washington e Wall Street, con il prezzo delle azioni di Fox News che è sceso di quasi il 4%. Subito Fox ha fatto sapere che il suo ambito slot delle 20 sarà occupato a rotazione da vari presentatori fino a quando non verrà scelto un sostituto. Quando la toppa è peggio del buco…
Dopo aver guadagnato tanti milioni alla Fox andavano più che bene le posizioni di Carlson, le sue denunce e i suoi contenuti, ora che in ballo c’erano milioni di dollari (quasi un miliardo) e il casellario giudiziario del magnate Murdoch, il pupillo della rete diventa il capro espiatorio da sacrificare e calunniare. Pare infatti che la Fox indicherà tra le motivazioni del licenziamento per giusta causa quelle di sessismo, antisemitismo, molestie e diffusione di fake news, atteggiamenti riprovevoli di cui si sono accorti solo quattordici anni di servizio. Il denaro e il pensiero unico, queste le “giuste cause” di licenziamenti come quello di Carlson.
Lascia un commento