Mentre si assiste in tutto l’Occidente alla demolizione dell’economia “tradizionale”, il capitalismo trova modo di rigenerarsi attraverso la conquista di nuovi mercati che vanno espandendosi in un processo che sembra non avere fine. Uno di questi è legato al mercimonio di sperma e ovuli; se la “maternità surrogata” rappresenta la nuova frontiera del business della vita, la pratica della “inseminazione artificiale” è ormai una realtà consolidata che ha attecchito soprattutto nei paesi dell’Europa centro-settentrionale e negli stati costieri degli USA. Favorite da una legislazione particolarmente permissiva, sono state le aziende danesi a ricavarsi la preminenza nel settore, “colonizzando” anche altri paesi europei dove il commercio del seme è consentito, come la Svezia, l’Olanda o il Regno Unito. La Cryos International, banca del seme con sede centrale ad Aarhus, seconda città della Danimarca, e avamposto in Florida, si vanta di offrire ai suoi clienti “la più vasta selezione di donatori di ovuli e sperma al mondo” con oltre mille profili da prendere in esame. Secondo il suo fondatore, Ole Schou, “trovare un donatore dovrebbe essere il più possibile simile alla ricerca di un partner naturale”; pertanto, il sito internet della Cryos è stato concepito per essere il più possibile simile ad un sito di incontri da “sfogliare” alla ricerca del partner-donatore più congeniale ai desideri del consumatore. E così, leggiucchiando il catalogo dei donatori, viene fuori che essi possono avere un profilo “base” oppure “esteso”, un’identità rilevabile o non rilevabile, una foto da adulto o una da bambino. Per ciascuno viene anche pubblicata l’etnia, presentata nel modo più politicamente corretto possibile attraverso il gruppo della “origine” (africana, asiatica, caucasica, ispanica e mediorentale) ed il sottogruppo del “fenotipo” (danese, giapponese, croato ecc.). A prevalere, comunque, sono nettissimamente i “caucasici”: non è dato sapere se ciò dipende dalla domanda o dall’offerta. I donatori vengono adescati sui social per giovinastri palestrati con campagne mirate che toccano sia gli aspetti “etici”, assimilando la donazione del seme a quella del sangue, sia quelli economici: per tutti coloro che supereranno le durissime selezioni della Cryos International (uno su venti ce la fa) ci saranno quaranta euro a “prestazione” e sconti sugli abbonamenti in palestra. Il fatto è che le consumatrici (che rappresentano quasi i due terzi della clientela) sono molto esigenti, e non si accontentano di sapere il colore degli occhi o il “fenotipo” del padre provetto, ma pretendono di conoscerne il titolo di studio, il reddito e le origini familiari. Per farlo, basta pagare: con un lauto investimento si accede persino al catalogo dei “donatori esclusivi”, quelli il cui seme feconderà una e una sola donna. E poi, c’è seme e seme: si va da quelli con tasso di “motilità” pari a 2 a quelli marcati 30+, ed il costo cambia in modo significativo. Tutto questo ben di Dio viene incapsulato in “paillettes” da mezzo millilitro e conservato nei magazzini della Cryos in attesa di andare a fecondare il mondo: a tutt’oggi, sono stati censiti acquirenti in più di cento paesi. La quasi totalità della “produzione prende infatti la strada dell’esportazione, nonostante la domanda sia alta nella stessa Danimarca, dove stime elaborate dall’azienda in questione attestano che l’un per cento dei bambini viene al mondo attraverso l’inseminazione artificiale. Particolarmente fecondo si è rivelato il mercato dei Paesi Bassi, dove il 60% delle inseminate artificiali si avvale delle “paillettes” della Cryos International. Il suo ufficio stampa dà risalto alle storie di donne olandesi che fungono da consumatrici-modello, come quella di Kim, trentasettenne che ha scelto di diventare una “mamma single” optando, dopo accurati studi e consulenze, per un inseminatore di origini lusitane , o quella di Mariije, trentottenne che, dopo averci provato invano con decine di uomini senza attributi, è stata inseminata al primo tentativo da una di queste “paillettes”.Proprio in Olanda, è diventata recentemente di dominio pubblico la storia di un “donatore seriale di sperma”, tale Jonathan Meijer, che avrebbe inseminato oltre 500 donne in una ventina d’anni vendendo il suo seme sia alle cliniche specializzate e sia nel libero mercato di internet. La legge olandese prevede che si possano fare al massimo 25 “donazioni”, ma ormai è andata, e i figli di Jonathan Meijer scorrazzano inconsapevoli per l’-Europa. Altro che “donatore esclusivo”. Il Progresso è più forte di ogni tabù.
GR
Aureliano71 dice
Solo disgusto per queste pratiche. Le donne del nostro tempo sono molto infelici e misandriche, e su ciò si costruisce un business. Credo che il “fuorismo” femminile sia diventato uno dei mali del nostro secolo, difficile trovare soluzioni a questa perdita di senso che permea i cuori del fu gentil sesso.