È fallito il tentativo di trattativa fra il governo francese e i sindacati sulla riforma delle pensioni che da mesi infiamma le piazze e le città francesi. Ieri gli 8 sindacati francesi, guidati dal CGT e dal sindacato CFTC, si sono incontrati col primo ministro Elisabeth Borne nel tentativo di mediare un accordo per il ritiro della riforma. L’incontro però è stato un totale fallimento, poiché le posizioni erano inconciliabili con i sindacati che da una parte chiedono il ritiro della riforma, mentre la premier Borne voleva intavolare trattative per i provvedimenti futuri che il governo intende mettere in campo, cercando dunque di aprire una concertazione, tanto conosciuta già in da noi in Italia. Sulla base di questi presupposti i leader sindacali si sono alzati dal tavolo dopo nemmeno un’ora di incontro. “Abbiamo detto alla premiere che l’unica soluzione democratica sarebbe stata il ritiro della legge di riforma” ha dichiarato Cyril Chabanier leader del sindacato CFTC, ma la Borne “ha risposto che non ha alcuna intenzione di farlo”. A questo punto i sindacati, usciti dall’incontro sbattendo letteralmente la porta, hanno confermato le manifestazioni di oggi in tutto il paese. “Abbiamo deciso di porre fine a questo incontro inutile”, ha aggiunto la leader del sindacato CGT, Sophie Binet. “Il premier ha scelto di rimandarci in piazza”.
Il governo dunque vuole disinnescare le piazze e la protesta puntando alla stanchezza dei francesi che ormai manifestano ininterrottamente dal 10 gennaio scorso; ma i sindacati non hanno dubbi, la protesta andrà avanti finché il governo non cede, con milioni di francesi pronti a bloccare strade, fabbriche, treni fino alla paralisi totale del paese. Macron in visita di stato a Pechino, ha detto che “una riforma voluta da un presidente eletto democraticamente con una maggioranza relativa non è un problema di democrazia, in Francia non è in pericolo la democrazia”. Di diverso avviso è ovviamente l’opposizione, in particolare il leader del partito di sinistra radicale LFI, Jean-Luc Mélenchon che ha accusato il primo ministro di “chiudersi nella negazione della realtà” e di trasformare, con la sua ostinazione, “una crisi sociale in una crisi politica”. I sindacati e l’opposizione non stanno soltanto mobilitando le piazze, ma hanno anche lo sguardo puntato sul Conseil constitutionnel che il 14 aprile dovrà esprimersi sulla legittimità costituzionale della riforma e soprattutto sulla conformità alla costituzione dell’utilizzo fatto dal governo dell’articolo 49,3 della legge fondamentale francese per ottenere l’approvazione della legge di riforma. Contestualmente il Conseil constitutionnel dovrà esprimersi sul disegno di legge presentato dall’opposizione per la celebrazione di un referendum sulla riforma delle pensioni.
Intanto oggi Parigi e la Francia continueranno a bruciare di rabbia e di stanchezza.
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