Nel vorticoso fluire dell’informazione liquefatta, corre il rischio di passare inosservata una notiziola che è doveroso preservare dall’oblio, se non altro per i toni con cui è stata data dai sempre imparziali professionisti dell’informazione. Domenica scorsa si è tenuta a Roma la fase finale della Coppa Italia di pallavolo. Tradizione vuole che nelle coppe nazionali dei vari sport di squadra sia il capo dello Stato a “patrocinare” l’evento partecipando alla cerimonia di chiusura ed alla consegna dei trofei nelle mani dei vincitori. In occasione della kermesse pallavolistica romana, il protagonista è stato dunque l’Emerito Insigne Eccellentissimo Magnifico Sublime Divino e Infallibile Sergio Mattarella. Ecco una carrellata di titoli da antologia del totalitarismo liquido: “Mattarella va a schiacciata: accoglienza da stadio alla finale di Coppa Italia” (Open), “C’è solo un presidente, Mattarella alla finale di Coppa Italia di pallavolo: applausi e cori dal pubblico” (Il Fatto Quotidiano), Mattarella alla finale di pallavolo maschile di serie A1 accolto da un grande applauso” (il Giornale). La palma della devozione al culto della personalità mattarelliano, tuttavia, va ancora una volta all’ineffabile Repubblica: “Mattarella è il vero show del Palazzo dello Sport: fan e giocatori in estasi”. Dunque il Sublime, Divino e Infallibile è pure uno “show” e addirittura induce uno stato di “estasi” in quelli che hanno il privilegio di vederlo dal vivo e magari pure di entrare in contatto con le sue mani taumaturgiche. La Repubblica, sottolineando l’amore di Mattarella per il volley (“per questo non si è voluto nemmeno perdere un punto” nella finale vinta da Piacenza sulla Itas Trentino), ha descritto l’estasi del capitano della squadra sconfitta, il bulgaro Matej Ilijanov Kazijski, riportando fedelmente le parole da lui pronunciate subito dopo il fortunato incontro ravvicinato: “Fantastico. Mi ha ringraziato per la performance nonostante la sconfitta. È stato veramente gentile ed è stato un grande onore averlo qui e poterci scambiare due parole.” “Estasi” è dunque “scambiare due parole” con Mattarella, uomo circonfuso del Potere e della Divinità che da esso deriva: un privilegio che in effetti tocca a pochissimi. Nelle dittature in bianco e nero dell’altro secolo, oggetto di tale grottesco, paradossale e fantozziano culto della personalità erano i malvagi ammaliatori di folle coi baffi o col cranio pelato. Nel mondo di oggi, forse neanche nella Corea del Nord di Kim Jong-un arrivano a scrivere che il capo dello Stato manda in “estasi” il popolo. Fondamentalmente, il messaggio che conquista le coscienze liquefatte è lo stesso, negli arcobaleni di oggi come nei grigiori di ieri: chi non riconosce l’Immensità del Presidente deve essere pazzo, o stupido, o cattivo senza possibilità di redenzione, o piuttosto tutte e tre le cose insieme. Mattarella, a pensarci bene, è pure una Droga, ma di quelle buone e legali: ti manda in Estasi e non puoi più farne a meno.
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