Gli Stati Uniti e Israele danno inizio alla più grande esercitazione militare congiunta della storia dei due paesi, che coinvolge fino a 6500 soldati e cento aerei da combattimento americani e oltre 1100 soldati e quarantadue aerei da combattimento israeliani. L’operazione, chiamata Juniper Oak indica un rafforzamento della cooperazione militare tra USA e Israele, e dimostra la rapidità di intervento. Infatti, è stata organizzata molto velocemente, soprattutto considerando l’entità dell’esercitazione, che non ha eguali nella storia dei due paesi e che normalmente richiederebbe un anno o più di organizzazione, mentre è stata organizzata in soli due mesi.
L’esercitazione arriva anche in un momento in cui gli Stati Uniti, dopo aver spostato il loro focus verso la Cina e l’Ucraina, necessitano di far sentire maggiormente la loro presenza nelle regioni mediorientale e dell’Asia centrale, dove attualmente sono presenti in totale solamente 35mila truppe, molto meno di quindici anni fa quando ne erano presenti 200mila solo in Afghanistan e in Iraq.
L’iniziativa è però soprattutto un chiaro segnale nei confronti dell’Iran. Gli ufficiali americani hanno assicurato che non si tratterebbe di una simulazione per attaccare le strutture nucleari iraniane, ma sperano che possa far comprendere la forza di cui dispongono Usa e Israele. Intanto le tensioni tra Washington e Teheran restano alte e le negoziazioni su un nuovo accordo sul nucleare sono in una fase di stallo. Il presidente americano Joe Biden dice di preferire una soluzione diplomatica, ma il dialogo resta fermo dopo aver introdotto sanzioni al paese in risposta alla repressione delle proteste e alle esecuzioni capitali di alcuni manifestanti, ma anche dopo che l’Iran ha fornito armi alla Russia per il conflitto in Ucraina. Netanyahu si dice invece fortemente contrario a qualsiasi soluzione diplomatica ed esercita pressioni sugli Stati Uniti per attaccare tutte le presenze militari iraniane nella regione.
L’operazione avviene inoltre nonostante le preoccupazioni relative al nuovo governo estremista israeliano. “L’impegno sulla sicurezza che abbiamo con Israele prescinde dalle personalità al potere o dagli specifici governi”, dichiara un ufficiale americano.
Ammettendo così che agli Stati Uniti non interessa assolutamente la democrazia, ma semplicemente perseguire i suoi obiettivi geopolitici, e che quando parla di “esportare la democrazia”, è appunto solamente propaganda. Più che democrazia si tratta di esportare l’imperialismo americano.
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