In occasione della “Assemblea Nazionale Costituente per il nuovo Partito Democratico”, chi di dovere aveva prenotato una sala da 600 posti; alla fine, con la scusa che l’ultimo accorato discorso di Enrico Letta sarebbe stato trasmesso in streaming, si sono presentati in 150. Zingaretti, pur di non partecipare, si è dimesso dicendosi coperto di vergogna, Bonaccini ha fatto il suo ingresso tracotante quando Letta aveva già cominciato, Franceschini si è fatto vedere per qualche decina di minuti andandosene prima che prendessero la parola gli aspiranti nuovi segretari. I renitenti e gli strafottenti non sanno cosa si son persi: l’ultimo atto di Letta da segretario ed i primi vagiti del “nuovo partito” da lui invocato sono stati caratterizzati da emozioni forti. Quando, concludendo il suo intervento, Enrico Letta si è detto “più innamorato del PD di quando ho cominciato”, gli è scappata pure una lacrimuccia. E dire che, dopo aver invocato un minuto di silenzio “per le vittime della repressione in Iran”, aver mandato un abbraccio al presidente Mattarella ed aver evocato lo scomparso David Sassoli, qualche sassolino dalla scarpa se lo era tolto, lamentandosi di tutto il tempo che aveva dovuto perdere dietro ai capibastone e assicurando che lui, a differenza di altri illustri predecessori, non fonderà un altro partito. La commozione ha poi travolto la compagna Livia Turco, una che s’è trovata fra i 150 costituenti pur essendo stata mille volte rottamata: il nodo alla gola le è venuto per il ritorno a casa dei compagni di Articolo 1, pecorelle smarrite tornate all’ovile dopo un lungo e inglorioso pellegrinare alla ricerca della Sinistra Perduta. Quella sinistra si ritrova nel “nuovo PD”, come ha avuto modo di dire Roberto Speranza, il quale si è pure detto politicamente e moralmente obbligato a compiere il grande passo “di fronte a questa destra”. Piccola nota di colore: per la prima volta dopo mesi, Robertino s’è presentato smascherinato ad un evento pubblico. Per coloro che non si sono commossi, dietro tutte queste manfrine vi sarebbero i baffetti di D’Alema, il quale punterebbe a riprendersi il partito attraverso Elly Schlein. Fra i quattro candidati alla successione di Letta, è stata proprio la Schlein a suscitare le emozioni più forti: è accaduto quando ha rilanciato i suoi cavalli di battaglia, ovvero approvazione del DDL Zan e lotta per i diritti delle famiglie omogenitoriali (dell’importanza di “coniugare giustizia sociale e climatica” aveva già parlato lo stesso Letta). In un’assemblea che è eufemistico definire al cardiopalma, altri tuffi al cuore sono stati causati dagli interventi di Orlando e Provenzano, che hanno proposto di cambiare nome al partito, ribattezzandolo magari Pa.De.L., come ha suggerito il sindaco di Bologna Lepore. “Pa.De.L.” starebbe per “Partito Del Lavoro”: i compagni amano l’autoironia.
GR
Andrea dice
Alessandro Natta chiamò a raccolta per il “Nuovo Pci”: lui che presiedette la commissione che espulse gli eretici del “Manifesto”. La storia si ripete come farsa. Quando, alla sua scomparsa, i “giovani”, D’Alema fra gli altri, andarono a porre le condoglianze alla vedova, ella li pregò di non stravolgere l’opera di suo marito. Un giorno, sulle scale di Lettere e Filosofia di Bologna – si era nel ’77 – Gianni Scalia lesse sul muro “Pci traditore”… e commento’, leggero come sempre: “dal tradimento nasce la tradizione comunista”. Li chiamava “picciotti”. Unico intellettuale di grande rilievo, assieme al grande musicologo Buscaroli – dall’altra parte del versante politico – a non essere assolutamente ricordati nella “città più progressista d’Italia”. La città di Gianni Morandi, Vasco Rossi, Lucio Dalla: canta, che ti passa!