L’ha buttata in calcio d’angolo il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso. Era in odore di impeachment e per evitare di essere spodestato dalle opposizioni ha invocato la Costituzione repubblicana, sciolto il parlamento e indetto nuove e immediate elezioni. Immediate si fa per dire. Infatti secondo la clausola costituzionale attivata, denominata “morte reciproca”, Lasso governerà senza parlamento e indisturbato per altri otto mesi.
La decisione di attivare la “morte reciproca” arriva all’indomani di un fatto. Il parlamentare dell’opposizione Virgilio Saquicela è stato rieletto presidente dell’Assemblea con 96 voti mentre la coalizione di Lasso detiene 25 seggi nella camera legislativa, uno scenario che avrebbe dato all’opposizione la possibilità di ottenere voti sufficienti per approvare l’impeachment.
Lasso è un ex banchiere, è entrato in politica nel 2012 fondando un partito di centrodestra chiamato Creo (Creare opportunità). Fa parte di una ricca famiglia che controlla il Banco Guayaquil, da lui diretto per quasi vent’anni. A partire dal 1998 ha ricoperto rilevanti cariche pubbliche: governatore della provincia di Guayas, ministro dell’Economia, ambasciatore.
Il suo nome è uscito fuori anche nei cosiddetti “pandora papers” (inchiesta giornalistica che rese pubblici milioni di contratti offshore di tanti potenti del mondo) per le quattordici società offshore con cui eludeva il fisco del suo paese.
Insediatosi nel 2021, è accusato di aver interferito nella negoziazione di un contratto di spedizione relativo all’esportazione di prodotti petroliferi. Ha negato tutte le accuse e afferma che sono frutto di una persecuzione politica. Ha quindi comunicato che la decisione di indire elezioni anticipate è stata “la scelta migliore per aprire la strada alla speranza”. Ha sostenuto che la sua decisione era il modo per fermare il confronto politico nel paese, aggiungendo che la crisi è costata all’Ecuador milioni di dollari.
La clausola della “morte reciproca” è stata introdotta nel 2008 e non è mai stata utilizzata prima in Ecuador. È vista come una misura estrema e i gruppi di opposizione, tra cui Conaie, l’influente confederazione di gruppi indigeni dell’Ecuador, avevano avvertito che avrebbero organizzato proteste di massa se fosse stata invocata.
Le richieste per le sue dimissioni sono diventate più forti negli ultimi mesi, quando l’opposizione dell’Ecuador e l’influente federazione delle organizzazioni indigene hanno accusato Lasso di negligenza in un paese travolto da una crisi del costo della vita e alti tassi di violenza criminale.
La crisi politica ecuadoriana si inserisce in una situazione esplosiva che sta attraversando tutta l’America latina. Mentre è in corso uno scontro commerciale tra Usa e Cina, tanti paesi del continente oggi guardano alla Cina per nuovi accordi economici e finanziari (vedi i recenti trattati firmati in Argentina) ma anche le grandi mobilitazioni in corso in Perù. In tutta l’America latina scoccano scintille. Quanto è vicino l’incendio che darà fuoco alla prateria?
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