Le rivelazioni di questa settimana relative alla questione secondo cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha conservato documenti secretati nella sua casa nel Delaware risalenti ai tempi in cui era vicepresidente nel governo Obama, stanno causando un vero e proprio dilemma per lui e il suo partito, proprio mentre si avvicinano le elezioni del 2024.
Nelle elezioni di medio termine i Democratici hanno ottenuto un risultato migliore delle aspettative conservando la maggioranza al Senato. Biden era pronto a cavalcare l’onda tanto che secondo alcune fonti avrebbe presto tenuto un discorso, forse già il mese prossimo nel quale avrebbe annunciato la sua ricandidatura nel 2024.
Ma giovedì il procuratore generale Merrick Garland ha nominato un consigliere speciale per sondare la gestione dei documenti dell’amministrazione Biden, e ciò impedisce ora ai democratici di poter attaccare Donald Trump sulla questione dei documenti individuati in casa sua.
“Si tratta di un enorme regalo per Trump”, ha detto David Axelrod, ex consigliere politico di Obama, secondo cui gli ultimi sviluppi sono un vero imbarazzo perché Biden aveva criticato il suo predecessore dopo che l’FBI aveva rinvenuto documenti governativi secretati durante una perquisizione del resort di Trump in Florida che era stata ordinata dal tribunale.
Dopo che gli assistenti e l’avvocato di Biden hanno trovato documenti riservati nella sua residenza nel Delaware, inclusi alcuni nel suo garage, e in un think tank di Washington con cui era associato, la Casa Bianca ha promesso di collaborare con le indagini affermando che si tratterebbe di documenti smarriti inavvertitamente.
A settembre Biden aveva definito “totalmente irresponsabile” la gestione di documenti riservati da parte di Trump, e ora l’ex presidente si chiede quando verranno perquisite le case di Biden. La questione fa apparire Biden un grande ipocrita, e parallelamente pone ancora più dubbi sulla sua lucidità mentale e competenza.
Intanto la stampa mainstream che difende Biden per le sue politiche relative al cambiamento climatico e alla risposta unitaria dei paesi occidentali all’invasione russa dell’Ucraina, cerca di giustificarlo mettendo a confronto i due casi e sostenendo che la questione di Trump fosse più grave. Diversi media, come ad esempio la CNN, hanno messo a confronto i due casi affermando che nella casa di Trump i documenti ritrovati fossero più di cento, mentre nella casa di Biden fossero appena una dozzina. Inoltre, Biden viene mostrato come collaborativo mentre Trump viene accusato di aver opposto resistenza alle perquisizioni. Tuttavia, il caso di Biden è in realtà ben più grave in quanto solo il presidente degli Stati Uniti, come sostenuto dall’articolo 2 della costituzione americana, detiene il potere esecutivo del governo, e può per tanto declassificare documenti segreti, al contrario Biden era vicepresidente e non aveva il potere di maneggiare e diffondere tali documenti. Inoltre, il primo ritrovamento nelle proprietà di Biden risale al 2 novembre, prima delle elezioni di medio termine, mentre le notizie sono state diffuse solo a distanza di due mesi, evidentemente per non influenzare la campagna elettorale. Infine, i media cercano dunque di far passare il messaggio che Trump sia colpevole di un grave misfatto mentre Biden avrebbe solo inavvertitamente smarrito i documenti per errore.
Insomma, a prescindere dai fatti reali, loro decidono chi è il buono e chi è il cattivo.
AS
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