Margherita Della Valle, nuovo amministratore delegato di Vodafone, ha annunciato ieri che l’azienda provvederà al taglio di 11mila posti di lavoro nei prossimi anni; verranno dunque licenziate 11 mila persone nell’ambito di un piano di risanamento dell’azienda. L’a.d. di Vodafone ha lasciato intendere che l’azienda ha avuto un calo delle performance in uno dei suoi mercati principali, la Germania che ha inciso negativamente sulle azioni di Vodafone che ha perso in un anno qualcosa come il 9% del valore finanziario delle sue quote azionarie. “Saremo un’organizzazione più snella e più semplice, per aumentare la nostra agilità commerciale e liberare risorse” ha dichiarato Della Valle “e il mio pensiero è rivolto ai consumatori, alla semplificazione e alla crescita”. Quindi nessun pensiero per chi finirà per strada: il pensiero è rivolto soltanto alla crescita dei guadagni suoi e degli azionisti.
Vodafone ha annunciato di aver vissuto un anno di crisi ma, secondo alcuni esperti del settore, le entrate sono rimaste invariate rispetto all’anno precedente, attestandosi a circa 50 miliardi di dollari e l’utile netto è stato di 11,8 miliardi con un incremento su base annua di 2,2 miliardi grazie anche alla vendita della controllata Vantage Towers che si occupa di antenne e ponti radio. Stanti così i fatti, diventa difficile credere alla crisi di Vodafone, considerando pure l’accordo in arrivo con la rivale Three UK (in Italia conosciuta come Tre-3, oggi Wind-3) per una fusione del valore di circa 15 miliardi di sterline. Ma non solo, la Della Valle si è assicurata anche un lauto stipendio di 1,6 milioni di euro, più un bonus pari al 300% del compenso base che sale fino al 500% se gli obiettivi vengono raggiunti prima di quanto programmato. Forse così diventa più chiaro che Vodafone – come gli altri giganti della tecnologia informatica e telefonica, Meta e Twitter, ma anche Microsoft e Google – ha deciso di effettuare una grande ristrutturazione industriale volta alla riduzione del personale umano da sostituire con personale “non-umano”, magari robot o, più facilmente, con l’intelligenza artificiale. E di questi progetti di ristrutturazione industriale – o di Great Reset – di forte e chiara matrice transumanista, a farne le spese saranno lavoratori e operai dell’azienda; in Italia si prospettano 1000 licenziamenti già a partire dall’anno in corso.
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