Francesco Santoianni
Avanti.it
False flag. Oramai, dopo i due droni esplosivi mandati a bombardare il Cremlino, questo termine dilaga sui media mainstream; i quali non si domandano che vantaggio avrebbe avuto Putin (che con la guerra all’Ucraina ha aumentato il suo consenso) a perdere la faccia ordinando questa operazione. Media mainstream che, scimmiottando i “complottisti”, si direbbe scoprano solo ora le tante false flag destinate a diventare casus belli.
Eventi spesso raccontati travisandone l’accaduto.
È il caso, ad esempio, dell’attacco giapponese a Pearl Harbour che determinò l’entrata degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale. Attacco che, nonostante i goffi tentativi dei debunker mainstream è oggi quasi plebiscitariamente visto come una criminale operazione del governo USA il quale, nonostante le informazioni in suo possesso, non fece nulla per impedire l’attacco del 7 dicembre 1941 pur di avere un casus belli per una guerra fino a quel momento osteggiata dal 90% degli americani.
Meno note sono, invece, le provocatorie misure – elencate nel Memorandum McCollum – che gli USA avevano fino a quel momento attuato per costringere il Giappone ad entrare in guerra. Tra queste: effettuare un embargo totale del petrolio al Giappone; inviare nelle acque territoriali giapponesi navi militari e sommergibili; sguarnire le difese della flotta americana ancorata a Pearl Harbor. Nel 1941, i giapponesi caddero nella provocazione e per conquistare i campi petroliferi nelle Indie olandesi decisero di neutralizzare preventivamente la flotta USA a Pearl Harbour. Lì troveranno come esca, solo alcune vecchie navi (le portaerei e altre 21 moderne navi da guerra erano state fatte allontanare una settimana prima) e 2400 militari americani destinati ad essere sacrificati.
Pearl Harbour non sarebbe stato il primo caso di americani immolati dal governo USA per giustificare una guerra. Il 7 maggio 1915, al largo delle coste irlandesi, veniva affondato da un siluro tedesco il transatlantico statunitense Lusitania diretto in Gran Bretagna. La morte di circa 1200 persone e la “notizia”, creata da Edward Louis Bernays (l’inventore delle tecniche di manipolazione dell’opinione pubblica e, quindi, della propaganda moderna) di scolari tedeschi che avevano festeggiato con una settimana di vacanza l’affondamento, diedero il via ad iniziative che spinsero gli Stati Uniti ad entrare in guerra.
Gli eventi che portarono all’affondamento del Lusitania sono destinati a restare un mistero essendo scomparsi molti documenti custoditi negli archivi. Di certo l’affondamento fu favorito da Churchill (allora ministro della marina) che – tanto per dirne una – impedì ad un convoglio di navi militari inglesi di scortare la nave), dalla decisione delle autorità statunitensi di far partire la nave nonostante il blocco navale alla Gran Bretagna imposto dalla Germania e, soprattutto, dalla
presenza nella stiva della nave di esplosivi e munizioni (vietata dalle convenzioni internazionali per le navi commerciali) e che fu fatta trapelare dal governo USA.
Ma se sull’affondamento del Lusitania non ci sono più documenti ufficiali che possano chiarire il perché di quella strage, su un altro casus belli i documenti, ad esempio, quelli custoditi nei National Archives di Kew Gardens, nonostante siano passati ottantaquattro anni, sono ancora secretati. Ci riferiamo all’attacco all’emittente radiofonica di Gleiwitz, che scatenò la Seconda guerra mondiale. Guerra che, secondo la “Storia ufficiale”, sarebbe stata determinata dall’“arrendevolezza” delle potenze europee che avrebbe permesso alla Germania di occupare l’Austria e i Sudeti scatenando così gli appetiti di Hitler che, nel 1939, si sarebbero rivolti verso la Polonia. E per rendere accettabile al mondo l’invasione di questo paese, la Germania – sempre secondo la “Storia ufficiale” – sarebbe ricorsa ad una false flag: simulare, il 31 agosto 1939, un attacco nel cortile di una stazione radiofonica, a Gleiwitz , in Germania, al confine con la frontiera polacca utilizzando “soldati tedeschi uccisi da terroristi polacchi” che, oggi, tutti credono siano stati, invece, detenuti di carceri tedesche travestiti da soldati e già uccisi dalla Gestapo.
Come già detto la documentazione originale su Gleiwitz ancora oggi risulta secretata e l’unico atto ufficiale su questo episodio è la dichiarazione al processo di Norimberga di Alfred Naujocks già ufficiale delle SS. Questa dichiarazione è stata contestata da alcuni studiosi come Jak Mallmann-Showell o Weronika Kuzniar i quali fanno notare, oltre all’inesistenza negli archivi nazisti di ogni documentazione sul presunto complotto di Gleiwitz, evidenti incongruenze nelle dichiarazioni di Naujocks e soprattutto il benevolo trattamento riservatogli dalle autorità militari USA e britanniche (nonostante egli fosse stato riconosciuto come un criminale di guerra) quasi fosse stato premiato per aver fornito una verità di comodo.
In realtà le cose potrebbero essere andate diversamente.
Intanto va detto che se è certamente vero che Hitler, già ai suoi esordi, propugnava il progetto di un Reich tedesco (e quindi l’invasione e sottomissione di una miriade di stati) non avrebbe avuto alcun interesse ad invadere la Polonia nel 1939. Allora, stracciato il Trattato di Versailles, il riarmo della Germania proseguiva a tappe forzate ma tutti gli esperti convenivano che solo dopo il 1942 Hitler avrebbe avuto armamenti sufficienti per conquistare militarmente l’Europa. C’era bisogno, quindi, di costringerlo a fare passi falsi e in tal senso andava la presunta “arrendevolezza” verso la Germania (che si riprendeva territori tedescofoni come i Sudeti e l’Austria) dimostrata dalla Gran Bretagna. Paese, quest’ultimo, che – così come fu fatto dagli USA con Saddam prima della invasione del Kuwait – faceva segretamente sapere a Hitler che, per l’invasione tedesca della Polonia (se questa si fosse limitata alla Slesia orientale, dove vivevano un milione di tedeschi e già territori della Germania fino alla Prima Guerra mondiale) non avrebbero mosso un dito. E questo mentre Londra illudeva di un aiuto militare il governo polacco, che sui tedeschi della Slesia aveva il pugno sempre più duro. Ma la Gran Bretagna avrebbe fatto anche di peggio. Avrebbe favorito, con l’invio di propri agenti, i massacri di inermi tedeschi in Slesia (circa 60.000 morti) compiuto da bande di terroristi e da senza-terra polacchi per “liberare” la Slesia dai tedeschi. Questi massacri, ovviamente, spingevano l’opinione pubblica tedesca ad invocare una risposta militare contro la Polonia; risposta che Hitler, fiutando la trappola, procrastinava. Fino al massacro di Gleiwitz (voluto dai servizi segreti inglesi) dopo il quale ci fu l’invasione della Polonia e, quindi, la Seconda guerra mondiale.
Fantapolitica? Per smentire o confermare questa versione basterebbe rendere pubblici documenti secretati da ottantaquattro anni. In mancanza di ciò, bisogna rassegnarsi a prendere per buona la favoletta di una diplomazia inglese (forgiata da tre secoli di dominio coloniale) che si lascia ingannare da un Hitler qualunque e, soprattutto, di un Occidente arrendevole davanti ad un dittatore che, invece, avrebbe fatto bene ad eliminare subito. Guarda caso la stessa motivazione con la quale da decenni si giustificano le aggressioni dell’Occidente.
Lascia un commento