“Annuncio che il requisito delle mascherine sarà completamente annullato a partire da domani, 1 marzo, anche per interni, esterni e sui mezzi pubblici” ha detto ieri in conferenza stampa Lee Ka-chiu, capo dell’esecutivo di Hong Kong, lasciando comunque a ospedali e case di riposo la libertà di torturare malati e vecchi a loro discrezione. Dopo tre anni di ferrea dittatura sanitaria, l’ex protettorato britannico di Hong Kong revoca l’obbligo di mascherina all’aperto, seguendo la provincia di Macao, ove permanevano le ultime vestigia di quelle assurdità che abbiamo vissuto anche in Europa, norme prive di alcun senso non già sanitario bensì logico, e che hanno lasciato profonde tracce nella psicologia collettiva delle masse di tutto il mondo. E che la Repubblica Popolare Cinese ha tenuto a proseguire anche quando tutto il mondo, terminata la pande-farsa, le aveva dismesse, conservando intatta la politica “Zero Covid” in direzione ostinata e conforme. Poi ci sono state le proteste popolari che, appoggiate in un primo momento dalla fabbrica di menzogne occidentale che subito dopo si è tirata indietro di fronte a una fantomatica “nuova ondata di Covid” e conseguente ecatombe, hanno costretto il Partito Comunista Cinese ad allentare le restrizioni.
Questo non è valso tuttavia per Hong Kong e Shangai, punti nevralgici dell’economia del paese oltre che del sistema economico della globalizzazione. Qui è stato più visibile che altrove il senso geoeconomico della politica Zero Covid, ovvero il potere strategico di Pechino di chiudere i rubinetti dell’approvvigionamento globale di materie prime e semilavorati, favorendo l’obiettivo dei cartelli sionisti di innescare una recessione globale e indebolire tutti i paesi satelliti del mercato globale. Da questo punto di vista, l’allentamento delle restrizioni potrebbe essere un segnale di allontanamento dalle politiche ‘profonde’, quelle che vedono USA e Cina alleati con il fine ultimo di ridurre la popolazione mondiale e favorire un governo globale al di sotto della facciata dell’emersione del mondo multipolare che li vedrebbe contrapposti.
Applicata invece al caso di Hong Kong, la politica Zero Covid assume nuove sfumature: prima dell’Operazione Covid persisteva un ceto amministrativo legato alla vecchia tradizione anglosassone. Già negli ultimi mesi del 2021 il People’s Daily e altre testate vicine al PCC iniziarono ad attaccare l’amministrazione del territorio autonomo, accusando i funzionari di essere, nella gestione pandemica, preda di quella mollezza propria degli occidentali, cui veniva contrapposta la fermezza del popolo cinese incarnata dalla politica Zero Covid. In questo modo i media preparavano il terreno per quello che sarebbe successo di lì a poco: alle elezioni del 19 dicembre del 2021 la popolazione, terrorizzata dalla propaganda covidista, disertò le urne, ad eccezione – guarda un po’! – del movimento ‘Pro democrazia’, ovvero i filo-cinesi, che si accaparrarono la stragrande maggioranza dei seggi. Nel febbraio successivo, Hong Kong per la prima volta indisse gli arresti domiciliari coatti su base sanitaria per tutti i suoi 7 milioni di abitanti: di fronte alla fuga di migliaia di persone che cercavano di emigrare dalla follia del metodo Xi, al principio di marzo 2022 entrarono in città migliaia di poliziotti sanitari, portando con sé tutto l’apparato logistico per equiparare Hong Kong al resto della Cina. Così, con la scusa della lotta al Covid la Cina ha inviato, nel silenzio internazionale, migliaia di propri militari sul suolo autonomo di Hong Kong, e non risulta se ne siano mai andati, cancellando la residua indipendenza politica, in gran parte già soltanto formale, che le restava. Il coronamento della presa di Hong Kong è stata l’elezione a capo dell’esecutivo, il successivo 8 maggio, di Lee Ka-chiu, un fedelissimo del PCC, l’uomo più vicino a Pechino che sia mai stato eletto a Hong Kong. Possiamo dunque capire quanto sia velleitario questo addio alle mascherine, in un momento in cui ormai la Cina ha ottenuto dalle restrizioni sanitarie tutto quello che si poteva ricavare, decretando in sordina la fine dell’ultimo residuo di colonialismo inglese.
MDM
Lascia un commento