Il Sudan è in fiamme. Il capo militare del paese, il generale Abdel Fattah al-Burhan, ha affermato che i colloqui in corso in Arabia Saudita con le forze paramilitari di supporto rapido (RSF) non avranno alcun vantaggio senza un cessate il fuoco.
Le dichiarazioni di Al-Burhan sono arrivate mentre le fazioni in guerra tengono colloqui a Jeddah nel tentativo di porre fine allo spargimento di sangue che ha ucciso centinaia di persone e innescato un esodo di massa.
“Possiamo discutere di un accordo dopo aver raggiunto un cessate il fuoco permanente a Khartoum”, ha detto al-Burhan in un’intervista telefonica in diretta con AlQahera News, avvertendo che la guerra si estenderà al resto del Sudan se si verificasse una divisione nella capitale Khartoum.
Numerosi cessate il fuoco sono stati violati dallo scoppio del conflitto il 15 aprile. Lunedì scorso, al-Burhan ha affermato che l’esercito sta cercando una soluzione pacifica, ma che potrebbero esserci discussioni su un accordo duraturo solo “dopo che avremo raggiunto un cessate il fuoco permanente a Khartoum”, dove si concentrano alcuni dei combattimenti.
Da quando sono scoppiati i combattimenti, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha registrato più di 30.000 persone in fuga. Della svolta democratica, così tanto attesa ed agognata dal popolo sudanese, finora non ci sono tracce e il paese è in piena guerra civile che causerà, l’ennesima catastrofe umanitaria sul continente africano.
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