Marco Di Mauro
Avanti.it
La polizia di Los Angeles ha stabilito, nei primi tre giorni dell’anno, un nuovo record, riuscendo ad ammazzare tre persone in tre giorni. Il caso di George Floyd si è ripetuto un’altra volta, uguale, e in una città tenuta saldamente in mano da chi della lotta alla brutalità poliziesca si era fatto paladino, ovvero quelli che in America chiamano progressisti, riferendosi ai dem più vicini all’ideologia woke. Negli Stati Uniti, se si fa un incidente, anche solo un piccolo tamponamento, si rischia la vita. Non per le condizioni delle strade o per le altre auto, ma perché la polizia arriverà e sarai trattato come un criminale, immobilizzato e finanche ucciso. È quanto mostrano le immagini della morte di Keenan Anderson, insegnante di inglese a Washington, padre trentunenne, venuto a visitare Venice, California, e qui fermato dalla polizia il 3 gennaio per un incidente automobilistico. Gli agenti si sono accaniti su di lui con quel misto di ottusità e sadismo che è tratto distintivo del bullismo in divisa, e hanno usato il teaser sul malcapitato tre volte consecutive, per quasi un minuto, mentre era del tutto immobilizzato da cinque agenti e gridava “Please” e “Help”, fino a portarlo in arresto cardiaco. Negli stessi giorni altri due uomini, il trentacinquenne Oscar Sanchez e il quarantacinquenne Takar Smith, sono caduti sotto i proiettili degli uomini del LAPD, colpevoli di brandire armi da taglio, cui la polizia americana sa rispondere solo con le pallottole.
Il video scioccante della morte di Anderson è stato rilasciato dalla stessa polizia di Los Angeles, il cui capo, Michel Moore, ha provato a difendere il dipartimento rivelando che il poveraccio avesse tracce di cannabis e cocaina nel sangue. Ma sembra che lo stesso dipartimento stia facendo ben poco per nascondere le proprie nefandezze, e di certo un altro tassello a discredito dell’operato della polizia fa assai comodo alla politica di Gavin Newsom, orientata verso un progressivo depotenziamento del sistema della sicurezza pubblica e delle carceri. Ma cos’ha fatto di concreto, nell’arco di tempo che è passato dall’assassinio di George Floyd a quello di Keenan Anderson, Black Lives Matter per evitare che si ripetesse di nuovo? Il contesto del tragico evento in effetti fa sorgere alcuni dubbi.
Una prima domanda è: dato che questo non sarà certamente il primo episodio di brutalità poliziesca dalla morte di George Floyd a oggi, perché è stato pubblicizzato tanto? Questo ci fa ripensare al caso di Edward Bronstein, il trentottenne ucciso dalla polizia di Los Angeles nella stessa identica maniera di Floyd, ma meno di due mesi prima. Sarà che era bianco, e dunque la sua morte non sarebbe servita a infiammare gli afroamericani di tutta la nazione a mettere a ferro e fuoco decine di città? Pochi sanno che tra i rivoltosi erano vere e proprie squadre d’assalto composte da ragazzini in età adolescenziale addestrati alla guerriglia urbana da movimenti come Sunrise Movement e Unicorn Riots, dietro i quali erano agenti della CIA ed elementi vicini a noti senatori democratici: come appurato da giornalisti infiltrati, ragazzini delle medie venivano avvicinati e portati a veri e propri seminari che insegnavano una serie di materie interessanti, dal provocare un agente di polizia per farsi arrestare fino a come bruciare interi quartieri. Una cosa è certa, se l’atto può essere stato compiuto spontaneamente dagli agenti, il rilascio e la diffusione capillare del video certamente spontanei non sono, come è certo che non vedremo lo scoppio di rivolte su scala nazionale: al governo c’è Biden adesso, e gli stessi esponenti di Black Lives Matter hanno fatto una massiccia campagna elettorale in suo favore per novembre 2020. Qui viene un altro dato importante: Keenan Anderson è il cugino di un’esponente di spicco di BLM, Patrisse Cullors, che ha posto l’accento sul lato razziale della vicenda, non avendo forse visto bene il video, in cui si vede come uno degli agenti sul corpo di Anderson – proprio quello che gli tiene il gomito premuto sulla gola, finché un collega non gli dice “Attento al tuo gomito, collega” – sia proprio afroamericano. Di certo il rilascio di questo filmato – registrato dalla body-cam del primo agente intervenuto sul posto, quello che si rivolge fin da subito in modo palesemente aggressivo contro il malcapitato e chiama rinforzi per una situazione che avrebbe potuto gestire benissimo da solo, non essendo Anderson armato né intenzionato in alcun modo a fuggire od offendere – non è stato osteggiato dal procuratore distrettuale della contea di Los Angeles, George Gascón, la cui elezione è stata finanziata da un altro George, più noto paladino del Defund The Police, un certo Soros: i rapporti tra i due sono più stretti di quanto si immagini, come ha dichiarato lo stesso Gascón in una serie di incontri pubblici, tanto da aver ispirato al filantropo magiaro-americano il finanziamento dell’elezione di decine di altri procuratori in tutto il paese, dirottando verso le loro campagne elettorali i fondi della American Civil Liberties Union. L’anziano miliardario, galoppino prediletto della famiglia Rothschild e finanziatore di rivoluzioni colorate in tutto il mondo, non ha disdegnato gli States nella sua opera di benefattore, finanziando, oltre allo stesso movimento Black Lives Matter e gli Antifa, anche la campagna Defund The Police, con risultati davvero incoraggianti: stando ai dati pubblicati dal Daily Mail nel 2021, le città dei procuratori fatti eleggere da Soros hanno subito tutte un incremento esponenziale del tasso di furti e crimini violenti, che in generale sotto la presidenza Biden, stando ai dati rilasciati dall’FBI ad ottobre scorso, sono aumentati del 30%. Motivo per cui lo stesso Gascón ha perso tantissimi consensi e molto probabilmente non sarà rieletto, seppur in una roccaforte della radical left (che in America vuol dire ‘woke’, assai diversamente dal significato che gli diamo nel Vecchio Continente) in quanto la sua politica di ridurre la carcerazione e le pene per furti, rapine e reati violenti di tipo minore ha creato il caos nelle strade di Los Angeles. Negli States il dibattito sul coinvolgimento di Soros in questa ondata di criminalità è molto acceso, tanto da aver costretto lo stesso misantropo a discolparsi pubblicamente e dire, come Bart Simpson, “Non sono stato io!”.
Ma c’è un’altra domanda: se i movimenti Black Lives Matter, Antifa e similari sono attivi da una decina d’anni e da Joe Biden hanno avuto il massimo sostegno possibile, così come le manifestazioni contro la violenza poliziesca sono state sempre appoggiate e partecipate da esponenti democratici di spicco al Congresso o nei governi dei singoli stati, come si spiega che dall’elezione di Biden la violenza poliziesca non ha fatto che salire, e addirittura l’anno appena trascorso è stato quello che ha visto il maggior numero – 1176 morti registrati, quasi cento al mese, più del doppio di quelli uccisi dalla polizia iraniana, secondo le stime occidentali, dall’inizio delle attuali proteste – di omicidi in divisa dal 2013 anno in cui si sono iniziati a registrare a livello nazionale?
Il movimento Defund The Police ha fallito. In effetti, aspettarsi che semplicemente togliendo fondi alle forze dell’ordine, si sarebbe cambiata una cultura di violenza radicata, di sopruso arbitrario, come quella della polizia americana, non è soltanto ingenuità, è cattiva fede. Chi ha finanziato, ispirato e guidato il movimento in effetti non ha mai voluto invertire la curva della violenza poliziesca, né mai ha avuto intenzione di rendere giustizia delle vittime della violenza in divisa. I governatori democratici legati al Deep State, che hanno emanato provvedimenti tesi al depotenziamento dei dipartimenti nelle grandi città, non hanno fatto altro che applicare il volere delle consorterie plutocratiche che li hanno piazzati là dove sono, e cioè la creazione del caos e la dissoluzione del tessuto sociale, allo scopo di creare individui impauriti e atomizzati, completamente soggiogati al leviatano tecnocratico che stanno forgiando: il Nuovo Ordine Mondiale. Quello che i fondatori di BLM, tra cui la cugina di Anderson, hanno fatto dopo la morte di Floyd è stato soltanto accumulare nelle loro tasche i soldi dei loro finanziatori globalisti, prendendo le rivendicazioni dei neri americani niente più e niente meno che come una vision aziendale. Non vi è un solo esponente di questi movimenti che si sia espresso a favore di una seria riforma della polizia, dell’arbitrarietà della sua azione sul territorio e sugli individui, della possibilità che si concede alle forze dell’ordine di intervenire in modo così violento in un contesto del tutto privo di soggetti pericolosi come un incidente stradale. Solo adesso, quando il braccio violento della legge ha toccato la sua famiglia, la Cullors si è svegliata: “Era un incidente stradale. Invece di trattarlo come un potenziale criminale, la polizia avrebbe dovuto chiamare l’ambulanza. Se ci fosse stata una procedura che prevedeva l’intervento di professionisti disarmati che si recavano sul posto per prestare aiuto in qualsiasi situazione fosse accaduta, si sarebbe evitata la morte di mio cugino. E avrebbe evitato tante altre morti. Questi assassinii e questo modo di usare la forza non saranno interrotti finché non ci saranno funzionari eletti coraggiosi che si facciano avanti e mettano in discussione non solo la polizia, ma anche le politiche”; se ne è ricordata solo adesso, eppure dovrebbe sapere, dato che è il campo di cui si occupa, che nel suo paese un morto su dieci tra gli omicidi compiuti dalla forza pubblica avviene proprio in occasione di incidenti stradali. Ma il compito della Cullors e dei suoi colleghi non è risolvere i problemi, bensì alimentare la rabbia sociale e il caos. Lungi dall’essere una concreta realtà di rivendicazione dei diritti di una minoranza vessata, Black Lives Matter è un’azienda perversa d’ingegneria sociale che produce tensione razziale e fomenta violenza tra etnie diverse, al fine di perseguire l’obiettivo dei suoi padroni e ispiratori del Deep State, ovvero l’instabilità sociale: mentre BLM e Antifa contribuivano all’incremento della violenza contro le forze dell’ordine – come documentato da innumerevoli testimonianze di quotidiani locali e sindacati di polizia, ma che nessuno ha ancora finora raccolto e classificato –, i politici dem riducevano fondi e personale, e i poliziotti americani hanno risposto con l’unico mezzo che, per cultura e formazione, conoscono, ovvero l’incremento della violenza. Una situazione fuori controllo che negli States – dove, non dimentichiamo, dilaga l’uso indiscriminato di psicofarmaci e oppiodi legali, il cui uso è stato foraggiato dalla McKinsey – è sempre più simile a una guerra civile, una rabbia sociale anarcoide e psicotica, a cui la polizia americana risponde con l’unico linguaggio che, per tradizione e cultura, conosce: la violenza brutale. E di questa violenza BLM è, consapevolmente o meno, parte integrante.
Andrea dice
Il mistero della “questione nera” negli Stati Uniti, assomiglia molto alla “rancida questione meridionale”, come la definì Amadeo Bordiga: situazioni cristallizzate che non essendo omogenee allo “sviluppismo”, sono mantenute in omeostasi rispetto all’ambiente più generale. I neri sono stati oggetto di giganteschi piani di integrazione fin dall’era Johnson, e tirati fuori dal cilindro ad ogni campagna per l’integrazione razziale, ma a parte la borghesia nera, che ha raggiunto pure i vertici militari, ma non quelli finanziari, mi sembra che permanga una irriducibile diversità come nella migliore tradizione della non integrabilità dei geni di razze diverse. Dal mito del melting pot alla cura con cui le varie comunità salvaguardano le loro originalità, il salto è stato breve. Se le Pantere Nere non avessero avuto l’ideologia marxista-leninista come retroterra, sarebbero state solo un legittimo movimento razzista, un “fascismo nero” (bisticcio di parole), invece furono un fascismo rosso sangue. BLM è una mistificazione della nuova socialdemocrazia totalitaria creata dal sistema per entrare a gamba tesa nella sovversione democratica lanciata dal Deep State. In questa tempesta, la comunicazione è tutto, e soprattutto, l’eccesso di comunicazione che non comunica più nulla: la comunicazione giunge alle masse, che la rimpallano a chi l’ha creata senza rifiutarla ma anche senza assimilarla, perché il vaso è pieno anche per me, che ho vissuto di comunicazione. Quindi, essa, è solo un termometro per misurare la febbre della società e la sua malattia incurabile, perché voluta tale. Un gioco di ombre.
Andrea dice
C’è una certa somiglianza fra i neri americani e i post-comunisti italiani: dalle uccisioni degli operai nelle piazze al “che cazzo state a fare”, è passato un mondo. La violenza della polizia americana è il segno che la “società dello spettacolo” necessita dello spettacolo del sangue. L’elemento della realtà su cui fondare lo spettacolo resterà sempre la morte violenta.
Andrea dice
Che cosa c’è di più scandalosamente iperrealista di un nero poliziotto che ne ammazza un altro, che non è un poliziotto e che è innocente? Mi viene in mente un “dibattito” fra surrealisti negli anni ’30: lo scandalo di una bomba anarchica collocata in un treno. Qualcuno, forse Breton, disse che sarebbe stato ancora più scandaloso collocarla su un treno di pendolari. Infatti, nel 2004, ci furono le bombe a Atocha, Madrid. Furono chiamate “islamiche”. Un po’ di colore per lo “scontro di civiltà” è quello a cui siamo abituati. Ma, ritornando a noi, un nero in divisa che ne ammazza un altro che non è un poliziotto, è perfetto. Sarà incriminata la divisa, la polizia che la indossa, la violenza della polizia, la necessità di disarmarla, l’opportunità di corsi di formazione per gli uomini in divisa, “Occupy Police”… e la giostra ricomincia. Gli Stati Uniti sono l’eternamente nuovo per l’eternamente identico. È una società che ha rifiutato il collasso, quindi, quando cadrà, nessuno saprà dire per quale causa: l’11 settembre ha dimostrato che la società americana riesce a prevalere anche sulle leggi della fisica, delle immagini, del buon senso. È terrificante. Un mostro a portata di mano.
Andrea dice
Per quanto tempo abbiamo sfruttato il “non possiamo non dirci cristiani” di Benedetto Croce, assieme a “nero e non solo”? Non possiamo non dirci ebrei, comunisti, antifascisti, assieme a birra e non solo, vini e non solo, bottoni e non solo. America, e non solo perché non possiamo non dirci neri… L’esemplarità di un caso a volte serve a volte no. È servita di più Piazza Fontana, l’11 settembre, il 2 agosto, Moro? Era più socialista Nenni, Togliatti o Saragat? L’importante parrebbe stare dentro ad una casella, anche senza sapere dove si andrà a finire. Un nero morto è un nero morto ed è parte del paesaggio americano, ma la polizia americana è più violenta di quella francese, che ha orbato per sempre decine di gilet gialli? C’è stato meno scandalo per il criminale atteggiamento della polizia francese che per l’esemplarità di Floyd e ora di questo. La polizia americana dà spettacolo, la polizia francese ti rende invalido per sempre e non dà spettacolo… inoltre, Macron è un idolo della sinistra italiana ed è un prodotto del Partito socialista in salsa Attali. La Cgt invitò a votare per lui, il Pcf anche… perché altrimenti arriva il fascismo, le camere a gas! Proprio così ho pure sentito! Che cosa è più ignobile? Che cosa è ignobile? Was ist Deutsch? scrisse Adorno…