Giovedì è stato uno dei giorni peggiori degli ultimi anni nella Cisgiordania occupata, dopo che un raid israeliano ha ucciso almeno dieci palestinesi, tra cui anche una donna anziana. Il raid, che è stato descritto come un massacro, è avvenuto al Campo profughi della città di Jenin, e ha causato anche venti feriti. L’esercito israeliano sostiene di aver preso di mira combattenti che stavano pianificando un attacco.
Ammonta ormai a quasi trenta il bilancio dei palestinesi uccisi a gennaio dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata, che vanno ad aggiungersi agli oltre 170 del 2022. Il nuovo governo israeliano di estrema destra sembra intenzionato a intensificare la repressione dei gruppi armati palestinesi che operano in Cisgiordania, e intanto aumenta la possibilità di una nuova rivolta palestinese.
Ma oltre a questi raid, il governo sta pianificando di radere al suolo il villaggio palestinese di Khan Al-Ahmar, dove abitano 180 persone, situato nella periferia di Gerusalemme est. L’obiettivo sarebbe quello di collegare meglio le colonie israeliane illegali presenti in Cisgiordania. Infatti, il villaggio si trova nel corridoio chiave che da Gerusalemme arriva fino alla Valle di Giordania e al Mar Morto, corridoio nel quale fioriscono sempre più colonie israeliane, che in tal modo arriveranno a dividere la Cisgiordania in due parti.
“Dal 1967, ci sono state demolizioni di aree abitate, poi dichiarate zone militari, e poi trasformate in colonie illegali” dichiara Jahalin, un portavoce del villaggio. “Il nostro destino è di rimanere in quest’area. Chiunque pensi che il problema sia solo di Khan al Ahmar non ha ben chiara la situazione: ci sono demolizioni anche nella Valle di Giordania, così come a Masafer Yatta, o nella città di Gerusalemme, ciò avviene costantemente in tutta la Palestina. Il nostro messaggio è diretto anche alla leadership palestinese: se il villaggio verrà sradicato avremo una West Bank divisa in due, in nord e sud”.
Secondo Amnesty International dal 1967 Israele ha demolito oltre 50mila case e strutture palestinesi.
Lascia un commento