Evidentemente la protesta di Zhengzhou ha fatto scuola. Gli operai della Foxconn, per la prima volta dalla chiusura di Wuhan del 2020, hanno affrontato a viso aperto gli inquietanti agenti vestiti da palombaro che tanto hanno vessato la popolazione negli ultimi due anni colpendoli con pietre, transenne, e anche a mani nude, costringendoli in alcuni casi a battere in ritirata. La Cina, unico stato nel mondo, ha deciso di prolungare ad libitum le misure sanitarie, obbligando la popolazione a un regime in cui il tampone è una pratica quasi quotidiana e qualunque caso di positività al (fallibilissimo) test PCR viene punito con il confinamento in campi di quarantena e con il sigillo del palazzo in cui abitava il povero malcapitato. Dopo una sopportazione stoica ai limiti dell’inverosimile, il popolo cinese sta iniziando a dare i primi segni di cedimento, mostrando ai ‘padroni del mondo’ entro quali limiti temporali potranno spingersi nel sottoporre un popolo al giogo sanitario. La politica Zero Covid, se in chiave estera serve a Pechino per chiudere i rubinetti di alcune fondamentali catene di approvvigionamento dei mercati occidentali, sul piano interno fornisce un fondamentale bagaglio di dati agli apparati governativi di controllo digitale (in Cina il sistema del credito sociale è in fase avanzata già da anni). Dopo la Foxconn, un’altra protesta ha sconvolto la città di Urumqi, capitale dello Xinjang uiguro – e questo a un occhio attento non può che far scattare il campanellino d’allarme di una possibile ‘manina’ americana – dove l’incendio di un palazzo ha causato la morte di 10 persone, le quali a detta dei residenti, che hanno suffragato la propria opinione con video circolati sui social cinesi, avrebbero potuto salvarsi se l’edificio non fosse stato blindato a causa della quarantena imposta dalla polizia sanitaria – Urumqi è sottoposta tuttora a cento giorni di lockdown. Migliaia di cittadini sono scesi in strada al grido di “Fine ai lockdown!” secondo Reuters, che riporta come anche a Pechino sempre più residenti si stanno ribellando alla polizia sanitaria e scendono in piazza reclamando la fine delle restrizioni. Per ora una ventina di abitazioni nella capitale sono state dissequestrate dalle autorità, per calmare le acque. Ma la repressione è dietro l’angolo.
MDM
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