È accaduto ancora, è accaduto negli Stati Uniti. Ancora una volta un uomo, immobilizzato da cinque agenti di polizia, è stato massacrato di botte fino alla morte, percosso senza pietà mentre chiamava la madre, fino a quando non sono arrivati i paramedici, che sono rimasti a guardare per 16 minuti prima di intervenire e prelevare Tyre Nichols, afroamericano ventinovenne, che è spirato in ospedale tre giorni dopo a causa di un’emorragia interna dovuta ai traumi da contusione. Ma l’accadimento, il fatto, non è questo: negli States, così come in tutti i paesi del mondo, i monopolisti della violenza spesso e volentieri ne abusano, e troppo spesso fino alla morte di chi finisce sotto le loro mani. È cosa risaputa che la polizia americana è tra le più violente al mondo, così come il sistema carcerario, e che sotto la sua custodia qualsiasi passo falso o comportamento che si discosti minimamente dalla più totale sottomissione e immobilità conduce molto probabilmente alla morte, anche se si tratta di una cosa futile come un fermo per infrazione stradale. Non sono bastati i numeri identificativi, e nemmeno le bodycam installate sulle casacche di ciascun agente, nemmeno le restrizioni all’operato degli agenti, a salvare la vita di Tyre Nichols, fermato dagli agenti mentre tornava a casa in auto.
Il copione è lo stesso di Keenan Anderson, la polizia inizia subito con un tono estremamente aggressivo, il malcapitato si innervosisce, all’inizio obbedisce ma poi, temendo per la sua vita e conoscendo la reputazione della polizia, scappa: questo scatena la furia cieca degli agenti, che letteralmente lo ammazzano di botte. Ma neanche questo è l’accadimento: il fatto rilevante è che, ancora una volta, sono stati rilasciati dalle autorità quattro filmati, scioccanti e disturbanti, che documentano ogni singola fase dell’omicidio, e anche stavolta, come nel caso di Anderson, a diffonderli è stata la polizia di Memphis, i cui agenti hanno perpetrato il crimine. Memphis, città a prevalenza afroamericana con una storia di capi della polizia neri – come neri sono i cinque assassini in divisa, che facevano parte di una squadra speciale denominata SCORPION (acronimo per “Street Crimes Operation to Restore Peace in Our Neighborhoods”) creata per affrontare i criminali più pericolosi e sciolta dopo il rilascio dei video – si era finora tenuta fuori dai riflettori delle proteste per la brutalità poliziesca; eppure anche qui, stando ai dati ufficiali, dal 2016 al 2022 la polizia ha usato la forza contro i residenti neri tre volte più frequentemente che contro i bianchi. I cinque assassini sono stati incriminati (sebbene già liberi su cauzione) e licenziati, così come i due agenti che hanno assistito ai fatti senza intervenire. Il capo della polizia Cerelyn Davis li ha scaricati, respingendo le loro giustificazioni – secondo loro Nichols era stato fermato per guida spericolata e aveva provato a prendere le loro pistole d’ordinanza – e addirittura dichiarando alla NBC che il suo dipartimento non è riuscito a trovare prove del motivo per cui è stato fermato: un vero e proprio suicidio mediatico e politico.
Diventate subito virali, le immagini dell’assassinio hanno fatto il giro degli States, suscitando proteste per lo più non violente: a Memphis i manifestanti hanno bloccato alcune strade; molti invocano una tanto sospirata riforma della polizia, unico rimedio efficace rispetto agli inutili deterrenti che non risolvono il problema. Ma sembra che l’unico interesse dei capi della polizia, procuratori distrettuali e governatori sia che le violenze continuino, fornendo nuove puntate dello show più pazzo d’America, funzionali alla campagna di discredito delle forze dell’ordine, uno dei principali obiettivi del Deep State, e del caos sociale.
MDM
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