Il governo brasiliano ha annunciato ieri che Cina e Brasile hanno firmato un accordo che permetterà loro di svolgere commerci e transazioni finanziarie usando le valute locali al posto del dollaro. Continua quindi la dedollarizzazione ormai in corso in molti paesi che non rientrano nell’alleanza atlantica, compresa la Russia.
La Cina è il più importante partner commerciale del Brasile; lo scorso anno le transazioni sono state di 150.5 miliardi di dollari in totale, motivo per cui l’Agenzia brasiliana per la promozione del commercio e dell’investimento (ApexBrasil) ha affermato che “l’accordo ridurrà i costi per entrambi, promuovendo un migliore commercio bilaterale e facilitando gli investimenti”. Nelle relazioni commerciali con il Brasile il dragone aveva da tempo soppiantato gli Stati Uniti, che sono divenuti così il secondo partner commerciale della potenza sudamericana. Se il precedente presidente brasiliano Bolsonaro aveva fatto largo impiego della retorica anticinese rendendo le relazioni fra i due paesi piuttosto tese, l’attuale presidente Luiz da Silva pare voler rafforzare i rapporti con il gigante asiatico. Il Brasile di Lula infatti ha già fatto uno sgarro agli Stati Uniti permettendo l’attracco a Rio di navi iraniane nonostante il veto USA. L’accordo commerciale con la Cina non comporta comunque un obbligo, per cui l’esportatore che lo desiderasse potrebbe continuare ad effettuare i propri scambi commerciali in dollari, ma per coloro che scelgono di effettuare la vendita in moneta locale è istituita in Brasile una “cassa” per garantire la conversione e la liquidità tra le due valute. Ad effettuare le transazioni secondo quanto stabilito saranno la banca industriale e commerciale cinese e la BOCOM BBM.
Dietro l’accordo trapelano la volontà della Cina di aumentare la quota della propria valuta nel mercato globale, in linea con l’espansionismo portato avanti da Xi, e la necessità per la potenza asiatica di ridurre in modo sostanziale la propria dipendenza dal dollaro in un contesto di relazioni tese con gli Stati Uniti. La Cina sta quindi intensificando il braccio di ferro con gli USA per il controllo del sudamerica.
La Cina inoltre, attraverso finanziamenti previsti dalla Banca Nazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale (BNDES), potrebbe inoltre soppiantare gli Stati Uniti anche in progetti di investimento sia per quanto riguarda le infrastrutture sia per la discussa transizione energetica, progetti che il paese latinoamericano non riesce attualmente a porre in essere in autonomia.
Francesca Luchini
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