L’oscena carnevalata delle primarie del PD si avvia verso lo scioglimento, fra atti di teatro dell’assurdo e processioni di morti viventi. Dopo aver eliminato gli altri gagliardi concorrenti nella prima fase del voto, quella riservata agli iscritti, Stefano Bonaccini ed Elly Schlein si sono affrontati in un “duello” televisivo trasmesso da una televisione privata. Per attizzare l’interesse sulla contesa, i giorni precedenti erano stati caratterizzati dai “colpi bassi” fra i due contendenti: Bonaccini aveva avuto la faccia tosta di dire che lui era un candidato “alternativo” poiché tutta la nomenclatura del partito stava con quell’altra; quell’altra aveva replicato che lei non si fa cooptare da nessuno (nonostante l’appoggio dei vari Franceschini e Zingaretti) e che il solo pensare che una superdonna come lei possa avere dietro degli uomini è indice di sessismo, maschilismo tossico eccetera. La cosa più bella è che tutti sanno bene che, chiunque vinca, non sarà “rottamato” proprio nessuno, e finché dura i predoni d’alto bordo potranno continuare a predare, e Franceschini piazzerà la moglie, De Luca farà lo stesso con i figli e un posto a tavola per Casini si troverà sempre. Questa carta della “rottamazione” se l’erano in verità già giocata con quell’altro, quello lì che promosse Bonaccini a dirigente nazionale e contro il quale la Schlein abbandonò il partito, il convitato di pietra che se non ci fosse stato bisognerebbe averlo inventato, ma tant’è: il piddino medio ha la memoria di un verme piatto ed è di bocca buona come uno scarabeo stercorario. Tuttavia, bisognava inventarsi qualcos’altro per ravvivare quel cimitero di anime, ed ecco dunque la bestemmia di Bonaccini sulla Meloni, che a suo dire non solo non sarebbe “fascista”, ma sarebbe addirittura “capace”. Per la sua contendente, chiaramente, quello di Giorgia Meloni, pur dopo soli quattro mesi, è il governo peggiore della storia d’Italia e bla bla bla. Costei è abituata a parlare, senza contraddittorio, davanti a intervistatori compiaciuti e compiacenti, ma è chiaro come il sole che alla prima disfida dialettica la Meloni se la mangerebbe in un bocconcino. Della sua campagna si ricorderanno la rivendicazione di avere “un naso etrusco” e il karaoke della sigla di Occhi di gatto, cartone animato a suo dire “femminista”: è questo l’immaginario della cara Elly. Ad ogni modo, mentre gli scribacchini a comando vanno scribacchiando che il voto nei famigerati gazebo potrà ribaltare l’esito del primo turno e che la Schlein la spunterà grazie ai giovani petalosi, Bonaccini ha tirato fuori un’arma segreta: il microblading. Questa pratica consiste in un tatuaggio cosmetico semipermanente sulle sopracciglia che dura qualche mese a meno che non venga opportunamente ritoccato da un dermopigmentista. (costo complessivo sugli 800 euro). Si tratta dell’ultimo stadio della fighizzazione di questo grasso e pelato burocrate della Bassa Modenese trasformato nell’Alain Delon della politica in occasione delle regionali emiliano-romagnole del 2020, quando l’agenzia Consenso del “pescatore di voti” italo-britannico Daniel Fishman lo aveva reso irresistibile con gli occhiali a goccia e il barbone brizzolato. Davanti alla proverbiale bruttezza (“etrusca”) della sua avversaria, Bonaccini si gioca quindi la carta dell’avvenenza o presunta tale: è questo che gli hanno consigliato i guru che ne curano l’immagine. La spettacolarizzazione di questa farsaccia è funzionale ad alimentare l’affluenza ai gazebo nelle votazioni “aperte” di domenica prossima: sulle cose serie il bonazzo e l’etrusca la pensano allo stesso modo. E così i loro ostinati elettori, senza i quali quest’osceno carnevale non potrebbe avere luogo.
GR
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