Stamattina alla stazione degli autobus situata all’ingresso di Gerusalemme Ovest un ordigno è esploso ferendo gravemente diciotto persone, di cui quattro gravi e una è successivamente deceduta. Un altro ordigno è esploso a Ramot, Gerusalemme Nord, senza per fortuna causare danni a persone.
Non accenna a placarsi l’escalation della violenza che sta attanagliando la Palestina occupata, dove gli autoctoni subiscono da decenni quotidiane angherie e umiliazioni da parte degli occupanti dello stato di Israele, che hanno iniziato da quest’anno un’offensiva senza precedenti contro le ultime sacche di territorio rimaste ai palestinesi, continuando gli espropri di terre e le violenze gratuite in Cisgiordania. Questa estate il bombardamento di Gaza ha compiuto una vera e propria strage di civili, soprattutto bambini. Da qui è partita, sebbene non proclamata, la Terza Intifada, che vede il popolo offeso più armato e agguerrito contro gli occupanti. Proprio ieri i coloni israeliani erano entrati a Nablus nella Tomba di Giuseppe, scortati dalle Israeli Defense Forces, causando rivolte nei cittadini represse duramente, durante gli scontri le IDF hanno ucciso un ragazzino palestinese di sedici anni. L’azione di stamattina potrebbe dunque essere la risposta palestinese all’aggressione. Ben Gvir, il parlamentare israeliano di estrema destra noto per le sue posizioni razziste anti-arabe e di incitamento alla violenza, ha chiesto a gran voce l’invasione in forze della Cisgiordania, evitata finora dall’esercito di Tel Aviv, che ha preferito raid veloci e incursioni mirate nei territori palestinesi; intanto, a Gerusalemme è scattato lo stato di emergenza, e presto sarà esteso a tutto il paese. Hamas ha elogiato l’attacco, ma non lo ha rivendicato, come nessuna delle altre brigate di resistenza anti-sionista della Palestina ancora libera.
MDM – 23/11/2022