Il Qatar siamo Noi #8
Con la scusa dei mondiali, in Qatar sono partite diverse “sperimentazioni” futuristiche. Fra queste, annunciata in pompa magna già alla fine di agosto, la possibilità di “pagare con la faccia” (o col sorriso, secondo quelli di SmilePay) nelle 5300 postazioni allestite all’uopo negli stadi e nel FIFA Fan Festival, il cuore di tutto il baraccone, grazie ad una partnership fra gli organizzatori, la VISA e PopID (il cui slogan è With PopID, your face is your ID).Grazie al ministero dei trasporti qatariota, guidato da Jassim bin Saif bin Ahmed Al Sulaiti, è possibile anche saldare il conto dei taxi sorridendo. Come capita in questi casi, nessuno viene “obbligato” ad abbracciare il futuro: le cavie che fanno girare la ruota dell’esperimento sono “volontari” titillati da uno sconto del 7%, una lotteria fittizia, una stronzata qualunque. La Qatar National Bank, che ci ha messo i soldi affinché altri potessero metterci la faccia, è soddisfatta: il Medio Oriente non sarà più in fondo alle classifiche delle transazioni contactless. Non sono volontari, invece, quelli che partecipano a un altro “esperimento” meno pubblicizzato: negli stadi e nelle varie “aree tifosi” sono state installate 15000 telecamere attraverso le quali viene monitorato in tempo reale il comportamento di ogni singolo spettatore. L’iniziativa ha fini nobili: la “sicurezza”, la “lotta al terrorismo”, la “prevenzione di disordini”. Al contempo, tutti gli sciagurati che soggiornano in Qatar vengono digitalmente “spremuti” e trasformati in dati elaborati in tempo reale dall’Aspire Control and Command Center, tempio del controllo eretto per l’occasione. Tutto ciò rappresenta una novità per il Medio Oriente, ma non per l’Europa Occidentale, dove diversi club d’avanguardia hanno già fatto assaggiare l’avvenire ai propri tifosi. Pionieri del riconoscimento facciale ai tornelli degli stadi furono i belgi dell RWD Molenbeek nel 2018, seguiti a ruota dai francesi del Metz (la cui iniziativa fu poi dichiarata illegittima dall’ente francese per la protezione dei dati), dai danesi del Brøndby (il cui sistema è in grado di riconoscere anche chi indossa occhiali da sole), dagli spagnoli del Valencia. Nel Regno Unito, invece, il riconoscimento facciale non è passato (ancora) solo grazie alla campagna di opposizione condotta da tutte le tifoserie organizzate nel 2016. Nel prossimo futuro, sarà forse il caso di tenersi alla larga dagli stadi che ospitano “grandi eventi”, se non altro per non fare la fine di quei 2000 che vennero bollati come “potenziali criminali” dall’occhio elettronico durante la finale di Champions League del 2017 a Cardiff.
GR
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