Marco Di Mauro
Avanti.it
Il picco negativo dell’economia mondiale causato dalle serrate dell’operazione Covid ha fatto ben sperare gli squali dei cartelli globalisti nell’innesco di una recessione. La celere ripresa avvenuta nel 2021 sembrava aver intaccato il piano, ma la concentrazione di capitali ottenuta spazzando via dal mercato milioni di piccole e medie imprese europee con i lockdown ha dato maggiore controllo alla cricca globalista sui mercati del Vecchio Continente, messo sotto una morsa ancora più stretta dalla guerra d’Ucraina e dal vassallaggio alla politica delle sanzioni USA alla Russia. La creazione di un’economia di guerra è la base della “distruzione del mercato globale” pianificata dal Bilderberg. Fondamentale è l’isolamento dell’Europa da tutti i legami non direttamente controllabili da Washington, cosa che non poteva avvenire senza la distruzione della sua maggiore potenza economica, proiettata a Istanbul e a Mosca, ovvero la Germania della Merkel. La distruzione della geo-economia di Berlino è avvenuta in maniera silenziosa, dai lockdown al sabotaggio del Nord Stream, traghettato dall’adesione incondizionata alle sanzioni di Olaf Scholz. I paesi europei si preparano ad acquistare gas made in USA, prodotto del fracking e del saccheggio indiscriminato delle riserve siriane. Ma lo stesso non vale per il petrolio, fattore che sembra negli ultimi mesi essere sfuggito alla strategia dei cartelli sionisti. Il prezzo del barile è schizzato in su all’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina, toccando i 147 dollari al barile, ed è stato sempre mantenuto artificialmente su livelli alti, mentre i paesi europei hanno continuato ad acquistare il greggio russo, nonostante la guerra e le sanzioni. Anche il rafforzamento del dollaro ha contribuito a tenere alti i prezzi, essendo tuttora la principale petrovaluta. A metà anno però la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale hanno previsto la recessione, che avverrà intorno alla metà del 2023 secondo l’amministratore delegato di JP Morgan Chase & Co. Jamie Dimon, e questo ha terrorizzato gli investitori, innescando una netta tendenza al calo dei prezzi del barile, dovuta anche alle previsioni di calo della domanda derivate dai nuovi lockdown cinesi, i quali testimoniano come l’operazione Covid non si è fermata in quanto divenuta un’importantissima leva di controllo sull’economia globale. L’11 ottobre le quotazioni Brent hanno un crollo netto del 2,01% (94$ al barile) e le WTI del 2,25% (89$ al barile), vanificando d’un colpo la mossa dell’OPEC Plus di tagliare la produzione di 2 milioni di barili per far impennare i prezzi. Ormai è chiaro che la guerra d’Ucraina non è riuscita a far durare abbastanza i timori di carenza dell’approvvigionamento, e le dichiarazioni dell’apparato plutocratico (Banca Mondiale, FMI, JP Morgan) hanno vanificato il tentativo del blocco orientale di fermare il crollo dei prezzi, che a settembre hanno raggiunto il minimo storico. Evidentemente tra gli investitori i timori sul crollo della domanda sono maggiori di quelli sul taglio della produzione. È fondamentale per la strategia americana sia mantenere in patria prezzi bassi per i carburanti in vista delle elezioni di medio termine, ma soprattutto ridurre il più possibile i guadagni russi dalla vendita del proprio greggio.
Tutto questo sembrerebbe andare a detrimento della distruzione dell’economia mondiale a partire dall’Europa, e in effetti nonostante oggi il barile sia sceso ulteriormente (Brent 92,93% e WTI 87,63%) i prezzi al dettaglio sono ripresi a salire vertiginosamente, distraendo l’opinione pubblica con le scaramucce tra Biden e i Sauditi, nell’intento di dare a Bin Salman e Putin la colpa di un aumento di prezzi puramente speculativo.
Ma la mafia globalista ha pensato anche a come far rialzare i prezzi dopo le elezioni di medio termine, senza che la Russia abbia giovamento, anzi proprio a partire da un danno all’economia russa: in questo contesto gli USA hanno colto la palla al balzo per suggerire a Zelens’kyj la prossima mossa: il burattino giallo-blu ha suggerito che il G7 che si terrà a novembre sancisca un tetto ai prezzi del petrolio russo, come punizione per i bombardamenti alla rete elettrica ucraina. Vladimir Putin ieri in occasione della Russian Energy Week 2022 si è rivolto chiaramente alle nazioni del G7: “La fissazione di massimali artificiali ai prezzi dell’energia provocherà la sua carenza a livello globale e l’aumento dei prezzi” e costituisce una “minaccia per miliardi di persone”. Ha aggiunto che “Parte del Nord Stream è ancora in condizione di funzionare. La Russia è pronta a far ripartire il flusso, disponibile a fornire gas aggiuntivo all’Europa per l’autunno-inverno”.
I prezzi degli idrocarburi continueranno a oscillare, ma per il prezzo al dettaglio questo verosimilmente non sarà troppo influente: devono rimanere alti e questo conviene tanto all’alleanza nord-atlantica quanto alle potenze orientali. La partita degli idrocarburi non finirà per gli USA fin quando non rimarranno gli unici e principali fornitori dell’Europa, avendo così tra le mani il rubinetto della grande recessione. E non sembra che la Russia farà molto per impedirlo.
GioCo dice
La questione di “chi” e/o di “cosa” nel determinare il “controllo” (potere) credo sia un atomo più complessa della sola prospettiva storica, tanto più se ridotta a quella economica. L’economia è fondamentale ma oltre ad aver ormai superato l’ostacolo del denaro, la forza bruta si proietta comunque in più modi entro un certo scenario, dalla società (conquista degli stili di vita) ai territori (conquista con le armi) fino alla tecnologia (conquista del know how). Oggi che territori sono contesi? La tecnologia risponde al quesito: cosa è possibile conquistare? La rete mette a disposizione i corpi e le menti di chi vi si connette, senza bisogno del denaro. Basta l’infrastruttura! Ora, il controllo (primario) dell’infrastruttura è di un solo attore ma sarà così anche per il futuro? Troppi hanno subdorato che no e per l’incapacità di quest’ultimo di tenersela stretta. Evidentissima. Quindi è guerra su tutti i fronti e senza esclusione di colpi. Basta che qualcuno abbia voce in capitolo e potere residuo da esercitare per prentendere la sua fettina di torta.
Marco Di Mauro dice
Carissimo GioCo, condivido la tua opinione e spero di poterla riascoltare presto dal vivo (MDM)