Il Qatar siamo Noi #23
La notte scorsa, dopo la vittoria della Francia contro il Marocco nella seconda semifinale mondiale, al posto dei tanto paventati disordini cagionati dai marocchini di seconda o terza generazione, per prevenire i quali c’era stata una mobilitazione poliziesca senza precedenti per un evento calcistico, le maggiori città francesi sono state scosse da violenze prodotte da “gruppi di estrema destra” arbitrariamente accostati al Rassemblement National di Marine Le Pen o al declinante movimento Reconquête di Eric Zemmour, l’ “ebreo berbero” che, dopo essere uscito con le ossa rotte dalle ultime presidenziali, viene sistematicamente accostato a tutti gli episodi di razzismo. Tafferugli si sono verificati a Lione, a Nizza e a Grenoble, mentre a Montpellier è morto un quattordicenne investito da un’auto i cui occupanti agitavano il tricolore francese. Scene di ordinario teppismo, verrebbe da dire, se non fosse che i principali giornali d’oltralpe hanno parlato di “ronde” e di “caccia al marocchino”, citando come fonte l’agenzia di stampa turca Anadolu. Le feste per l’ingresso in finale della Francia sarebbero state dunque egemonizzate dai “nazionalisti” e degli “identitari” (assunto smentito dalle immagini, che vedono fianco a fianco francesi di ogni colore), i quali approfitterebbero dei mondiali di calcio per sfogare in piazza i loro pruriti xenofobi. Nei giorni prima della partita, c’era stato qualche segnale di “insofferenza”, ma poca roba per montare il caso: l’amministrazione comunale di Frejus, in Costa Azzurra, aveva sospeso le sovvenzioni al quartiere di la Gabelle, abitato in prevalenza da nordafricani, dopo i disordini seguiti alla partita Spagna-Marocco, un consigliere comunale “zemmouriano” di Marsiglia aveva proposto di vietare l’uso della bandiera marocchina per motivi di ordine pubblico, il leader del Rassemblement National Jordan Bardella era stato crocefisso per aver descritto Mbappé, di cui pure si è dichiarato tifoso, come un esempio di “integrazione” (il dieci dei Bleus è nato in Francia da padre di origine camerunense e madre di origini algerine, e dunque non si è mai dovuto “integrare”). Dal canto loro, gli “identitari” se ne sono fatti una ragione che i “francesi francesi” come Giroud, Rabiot e Pavard sono una minoranza nei ranghi della nazionale, ma il loro tifo non ne è uscito compromesso, e per valutare la “francesità” di un calciatore non guardano ai tratti somatici, ma al modo in cui canta la Marsigliese. Insomma, è la solita bollicina mediatica, e ci hanno provato pure in Italia, parlando di “caccia al marocchino” a Verona e a La Spezia. Gli stessi ambienti proveranno a vendere la finale con l’Argentina come uno scontro di civiltà fra i francesi belli e “colorati” e i sudamericani “razzisti” e inclini al gioco violento. La loro vocina stridula di intellettualucci raccomandati verrà silenziata dallo strombazzare plebeo dei clacson. Comunque vada, allons enfants e onore agli uomini di Didier Deschamps: son loro che han fatto vedere il miglior calcio.
GR
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