Con l’ufficializzazione della ricandidatura di Joe Biden è iniziata la lunga campagna elettorale per le elezioni presidenziali americane dell’anno prossimo. In casa democratica non è stata trovata una soluzione alternativa credibile alla ribollitura del già bollito “nonno Joe” (alias “Joe il saggio”), che è già ora il presidente più anziano della storia degli Stati Uniti, e la stessa Kamala Harris, che sembrava destinata a raccoglierne il testimone già durante il mandato, è sparita da tutti i radar dopo aver attraversato i cieli della politica come una pittoresca meteora. Le primarie si terranno comunque, ma saranno una formalità, come già accaduto quando a ripresentarsi è stato il presidente in carica, circostanza che si è verificata l’ultima volta nel 2012, quando Obama vinse in tutti gli stati ottenendo la totalità dei delegati congressuali e lasciando al palo i suoi sei rivali, la cui candidatura era di pura testimonianza. A recitare questo ruolo di “sparring partner” nel 2024 sarà John Frances Kennedy Jr, il rampollo “ribelle” della nota dinastia che è stato in prima fila nell’opposizione alle restrizioni pandemiche e agli obblighi vaccinali. Vista da una certa angolazione, la sua discesa in campo appare come il tentativo di fare nel partito democratico quel che a suo tempo fece Trump nel partito repubblicano: “conquistare” uno dei due comitati elettorali della politica a stelle e strisce (sotto le cui bandiere bisogna necessariamente presentarsi per avere chance di elezione) con una piattaforma radicalmente estranea all’establishment e, in parte, anche all’elettorato tradizionale del partito stesso. Kennedy Jr. viene infatti rappresentato come un folkloristico “cospirazionista” di sinistra il cui attivismo si è limitato a cause perse in partenza, come quella contro i vaccini pediatrici, e la cui notorietà è legata solo al pesante cognome che si porta dietro. Ad ogni modo, la sua donchisciottesca campagna va avanti, e se Trump si è avvalso del suo patrimonio per portare a termine la missione impossibile, Kennedy Jr. sfrutta la rete di relazioni della sua famiglia per assicurarsi qualche endorsement di peso, come quello di Dennis Kucinich, ex deputato ed ex candidato “di estrema sinistra” alle primarie democratiche del 2004 e del 2008. Il vero antagonista di nonno Joe scaturirà piuttosto, in virtù del sistema “bloccato” che vige nel paese della libertà, dalle primarie del partito repubblicano, nei cui sottoscala si stanno consumando parecchie faide sanguinose. Le fazioni avverse al ritorno del Ciuffone non sono riuscite a trovare la quadra per esprimere un unico candidato “forte” che avesse al contempo i favori dei Padroni del Discorso ed un minimo appeal elettorale. L’uomo che sembrava in rampa in lancio per la posizione, il governatore della Florida Ron DeSantis, tentenna: tutti i sondaggi pubblicati negli ultimi due mesi lo danno largamente perdente contro Trump, e gli stessi ranghi repubblicani pullulano di suoi nemici. Altri potenziali candidati appaiono allo stato attuale delle cose privi di possibilità di successo, su tutti l’ex vicepresidente Mike Pence. E così, mentre va avanti la guerra di avvocati intorno all’incriminazione di Trump (il cui disarcionamento per via giudiziaria rappresenta comunque il “piano A” delle profondità dello stato a lui ostili), da più parti ci si “rassegna” al suo ritorno, che avverrebbe in barba a tutti i corsi e i ricorsi storici, visto che egli sarebbe il primo “perdente” a ripresentarsi ai nastri di partenza da quasi settant’anni a questa parte: eloquente in tal senso è l’analisi pubblicata da Politico, una delle testate accreditate di maggiore autorevolezza all’interno del mainstream, nella quale si prende atto dell’incontenibile presa del “trumpismo” su una parte della società americana e si sottolinea che una larga parte dell’elettorato repubblicano considera truccate le elezioni del 2020. E qui casca l’asino: nel 2024 si corre il rischio di trovarsi davanti allo stesso scenario. Da allora, infatti, nulla s’è mosso per fugare questo dubbio, né per scongiurarlo per l’avvenire: le procedure di voto e di conteggio che erano opache sono rimaste tali, decine di ricorsi di entrambe le parti pendono ancora davanti alle diverse corti, le stesse recenti elezioni di metà mandato hanno dato uno spettacolo penoso, con risultati proclamati a mesi di distanza come neanche in uno di quei paesi dove vanno loro ad esportare la democrazia. Il remake sarà fedelissimo all’originale, solo con gli attori un po’ più invecchiati: come ha ribadito Joe il saggio, ancora una volta sarà “una battaglia per l’anima dell’America”. Il Ciuffone scalpita per entrare in scena: il mattatore è lui, e la sensazione è che se non ci fosse lo Spettacolo non funzionerebbe.
GR
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