Dopo mesi di gelo la Società Italiana degli Autori ed Editori (Siae) e Meta – la holding di Mark Zuckerberg che controlla Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger – hanno trovato un accordo transitorio per la pubblicazione dei contenuti Siae sui social network. Fino al 6 ottobre la musica torna su Facebook e Instagram.
Il motivo della querelle deriva dal rifiuto da parte di Siae di accettare l’offerta unilaterale di Meta per la gestione dei diritti d’autore. Per Siae l’offerta non quantificava adeguatamente i ricavi reali provenienti dai contenuti e quindi la somma necessaria a compensare autori ed editori italiani. Di tutta risposta Meta, alla maniera dei colossi Big Tech, ha deciso di non sottomettersi a regole e autorità nazionali e a marzo ha sospeso unilateralmente la pubblicazione dei contenuti Siae. Muro contro muro.
La disputa è arrivata persino nella Commissione cultura del parlamento italiano, prima che vi intervenisse l’Antitrust. L’ente dopo aver aperto un’istruttoria nei confronti di Meta per abuso di dipendenza economica ai danni di Siae, il 21 aprile ha accusato la società di Zuckerberg di aver indebitamente interrotto le trattative per la stipula delle licenze d’uso dei contenuti musicali e gli ha intimato di riprendere le trattative con SIAE. La richiesta era accompagnata dalla necessità per Meta di rispettare la direttiva europea sul copyright e le autorità nazionali ed europee.
La ripresa delle trattative ha portato alla sottoscrizione di un accordo transitorio che consentirà a Meta di utilizzare i diritti d’autore Siae fino al 6 ottobre alle stesse condizioni dell’accordo scaduto a fine 2022. In queste ore mentre Siae ha comunicato soddisfazione e ribadito la necessità di attuare la direttiva europea sul copyright, Meta si limita sommessamente a comunicare l’accordo.
Quella appena apertasi è una piccola ma importante crepa contro la protervia e l’atteggiamento predatorio dei colossi Big Tech (Meta non è l’unico) che sovrasta regole, leggi ed economie nazionali e locali. A questo caso si aggiungono altre gatte da pelare per Meta. Veniamo da mesi di polemiche per quanto riguarda i licenziamenti, per la tutela dei dati personali che le hanno causato una serie di accuse in Europa. Nei prossimi mesi potremo dire in che direzione si svilupperà questo scontro.
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