Nuove bombe atomiche arrivano in Italia nella base di Ghedi, in provincia di Brescia. Si tratta delle B61-12, armi nucleari tattiche di nuova generazione, cioè progettate per colpire un’area delimitata di terreno, ma non per questo meno letali. Consegnate all’Italia direttamente dagli Stati Uniti nell’ambito del programma NATO di condivisione nucleare, le nuove armi andranno a sostituire i vecchi modelli B61-11 dislocate nei paesi che hanno aderito al programma e istallate sugli F-35, che vanno a sostituire i vecchi Tornado. Proprio a Ghedi lo scorso giugno è arrivato anche il primo cacca F-35 che è stato consegnato al gruppo dei Diavoli Rossi, destinato a mantenere attiva e operativa la “capacità non convenzionale” dell’Aeronautica, che consiste cioè sia in incarico operativo sia di addestramento per i piloti.
Secondo l’esperto Giorgio Beretta, analista di Opal Brescia, tali ordigni hanno una potenza regolabile tra i 0,3 e i 50 chilotoni, cioè può raggiungere una potenza superiore a tre volte quella della bomba sganciata su Hiroshima, la quale aveva una potenza di circa 15 chilotoni. Inoltre, possono anche esplodere al di sotto della superficie terreste, aumentando la loro capacità distruttiva fino a 1250 chilotoni, cioè 83 volte la bomba lanciata nella Seconda guerra mondiale.
La presenza di tali armi rende Brescia un obiettivo ancora più sensibile in caso di eventuale attacco all’Italia, soprattutto considerando l’attuale contesto internazionale legato al conflitto in Ucraina.
Lo scopo del programma è quello di aumentare la deterrenza, condividendo armi atomiche tra alcuni paesi membri dell’Alleanza atlantica che non hanno sviluppato autonomamente un arsenale nucleare ma hanno aderito al programma di condivisione con gli Stati Uniti.
Oltre a Francia e Regno Unito, membri NATO che però sono già autonomamente provvisti di un arsenale atomico, sono cinque i paesi che ospitano sul territorio armi nucleari condivise con gli Stati Uniti: Italia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Turchia.
Non può che tornare alla mente il trattato di Non Proliferazione Nucleare firmato nel 1970 che avrebbe dovuto portare al disarmo progressivo delle potenze nucleari riconosciute: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Cina e Russia (che sono anche le cinque potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale, con diritto di veto nell’Onu e con un posto fisso nel Consiglio di sicurezza Onu) dedicando le tecnologie nucleari esclusivamente ad un uso pacifico e civile; mentre le nazioni non nucleari avrebbero evitato di lavorare per procurarsele. Il trattato fu firmato da quasi tutti i paesi del mondo, tranne India, Pakistan e Israele, mentre la Corea del Nord si ritirò nel 2003. Le criticità sono molteplici, prima fra tutte che le potenze nucleari non si sono impegnate sufficientemente per il disarmo, inoltre, come obiettato allora dall’India che rifiutò di firmarlo, esso è servito principalmente ad impedire che gli stati non nucleari si armassero mentre le potenze avrebbero continuato a detenere il monopolio nucleare. Ma va anche ricordato che l’accordo con cui i cinque paesi Nato, tra cui l’Italia, ricevono armi dagli USA sarebbe tecnicamente in violazione dell’articolo 1 del trattato nel quale si legge che “gli stati nucleari si impegnano a non trasferire a nessuno altro stato armi atomiche”.
Antonio dice
L’Italia non sara’ sovrana finche’ non mette allo Stato la creazione della cartamoneta!