Marco Coppola
Avanti.it
In Russia e in tutta Europa oggi si festeggia il giorno della Vittoria. Il 9 maggio di 78 anni fa con la presa del Reichstag da parte delle armate sovietiche e la resa della Germania nazista terminava la Seconda guerra mondiale. Una giornata che da decenni viene celebrata come festa nazionale nei principali paesi ex Urss ma anche dalle comunità russofone di tutto il mondo. Una data che oggi assume un carattere particolare vista la guerra in corso in Ucraina e la situazione che stanno attraversando quei paesi. Un clima che possiamo analizzare da diversi punti di vista per ricomporre un mosaico di informazioni che vengono diffuse qua e là dai mezzi di comunicazione delle maggiori potenze imperialiste occidentali.
Revisionismo presente
La guerra in corso in Ucraina, al di là degli aspetti militari, delle sanzioni economiche e di tutto il costrutto ideologico che i vari gruppi imperialisti vi hanno costruito attorno, possiamo definirla come un’immensa campagna di falsificazione della storia e della realtà.
Sin da subito attorno al conflitto ucraino è stata propagata dagli apparati atlantisti una serie di fake news. Le più eclatanti sono andate in onda addirittura sui TG nazionali (ricordate il TG2 che mostrava le immagini di un videogioco per attacchi aerei russi?). Ma al di là delle balle “usa e getta”, le quali fanno un rumore tale che nessuna rettifica può porvi rimedio, quelle che pesano sono le balle sullo stato del conflitto in corso, che speculano su vite umane strappate e città distrutte.
I media occidentali hanno diffuso, ad esempio, immagini provenienti dalle guerre balcaniche degli anni novanta come foto relative all’aggressione russa dell’Ucraina. Hanno diffuso video di palazzi distrutti in conflitti precedenti spacciandoli per immagini in diretta da Kiev. E parliamo di siti e notiziari come la CNN non certo di piccole pagine acchiappa-clic di Facebook. Senza considerare che anche la narrazione stessa della “prima guerra nel cuore dell’Europa dal dopoguerra” è falsa, l’Europa ha visto più e più guerre in questi anni, una su tutte proprio quella nella ex Jugoslavia.
Ma sono due i i principali capolavori di quest’opera di mistificazione e travisamento della storia e della realtà. Il primo riguarda proprio la posizione assunta dal governo ucraino verso le celebrazioni del giorno della Vittoria. Il presidente ucraino, Zelensky, ha infatti addirittura cambiato il calendario del paese, sostituendo i festeggiamenti per ricordare la vittoria dell’Urss nella Seconda Guerra mondiale con la “festa dell’Europa”. Per questa operazione si è scomodata persino la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, che oggi è volata a Kiev
Il secondo capolavoro riguarda un’altra giornata di celebrazioni delle popolazioni russofone, in particolare quelle che vivono in Ucraina e nelle repubbliche del Donbass: la strage di Odessa. Addirittura su Wikipedia la “strage di Odessa” – il 2 maggio 2014 militanti filo-governativi hanno dato fuoco alla casa dei sindacati di Odessa ammazzando 48 dei presenti – a poche settimane dall’inizio della guerra in Ucraina è diventato un semplice incendio, un incidente avvenuto purtroppo durante “normali scontri tra fascisti e comunisti”. In sostanza, la “verità” viene apparecchiata a uso e consumo di dove i centri di potere del nostro paese e del mondo vogliono condurla. Informarsi e formarsi a una superiore visione delle cose è fondamentale per orientarsi e decidere quale posizione assumere.
Revisionismo storico
Questa cortina fumogena di disinformazione non riguarda solamente l’attualità o il passato recente. È da anni che i gruppi imperialisti Usa, Ue e sionisti cercano di piegare la realtà storica a narrazioni utili alla costruzione di un consenso che funga da argine alla loro difficoltà di dare un indirizzo unitario al corso delle cose. Il mondo gli sfugge di mano e corrono ai ripari.
Il 19 settembre 2019 il parlamento europeo ha votato la risoluzione che ha sostanzialmente equiparato sul piano storico il nazismo al comunismo. Mascherata da begli intenti “democratici” questa risoluzione non solo travisa la realtà che anche i maggiori e più seri storici del mondo affermano in libri, testi e manuali, ma costruisce armi ideologiche e propaganda utili alla principale operazione in corso in Europa: portare nell’alveo delle potenze Ue-Nato gli ex paesi dell’Urss nello scontro in atto con la Federazione Russa. A questo si presta anche il nuovo nome che Zelensky dà alle celebrazioni del 9 maggio. Nulla è per caso, se mettiamo insieme i punti.
È in questo solco che anche ministri come il nostro Valditara si concedono il lusso di inviare una lettera a tutte le scuole del paese per l’istituzione e celebrazione del 9 novembre, quando cadde il muro di Berlino, come “giorno della libertà”. Un’occasione utile principalmente per dire a milioni di studenti di tutto il paese che il socialismo è “annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte” e che “la via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri”. Parole e musica uguali proprio a chi ha equiparato nazismo e comunismo in quella mozione del Parlamento Europeo (in larga parte esponenti del Partito Democratico, quelli che oggi si indignano contro Valditara e il governo “fascistissimo” della Meloni). È la propaganda becera della classe dominante, che poggia le sue radici sullo sfruttamento e la miseria e che per giustificare tali abomini ricorre a tutto, anche all’intossicazione delle menti dei giovani, che spera così (invano) di tenere lontani dalla realtà e dalla lotta per trasformarla.
Il 9 maggio oggi e lo scontro in atto
La celebrazione del 9 maggio non è stata oggetto di discussione in Ucraina soltanto per il cambio in festa dell’Europa deciso da Zelensky. Lo scontro è stato forte sia in campo russo che nei paesi occidentali. La Federazione Russa, ad esempio, in queste settimane ha dovuto affrontare nuove sanzioni, attentati e sabotaggi di matrice atlantico-ucraina e all’annuncio polemico di ritiro da Bakhmut del capo della Wagner. Tutte informazioni che vengono raccontate a pezzi e con una chiave di lettura di parte dai media occidentali, che continuano nella narrazione del cattivo invasore russo e della gloriosa resistenza di Kiev. Ma non basta fare l’elenco delle parole o delle azioni buone o cattive di Putin e del suo governo per coprire le responsabilità della Nato, della Ue e del governo Ucraino.
Una propaganda di parte che cerca di nascondere innanzitutto una verità: la guerra e le sanzioni che Nato e Ue stanno comminando a Mosca sono attacchi e sanzioni che si ritorcono innanzitutto contro le popolazioni degli stessi paesi europei, è la maggioranza delle popolazioni di questi paesi una vittima di questa guerra economica. Una guerra che si ritorcerà contro chi l’ha sta promuovendo dal caldo degli uffici di Washington o Bruxelles, perché l’esasperazione e la mobilitazione popolare montano, e contro di esse non ci sono sanzioni o trovate propagandistiche che tengano. Per Meloni, Macron, Steinmeier e tutti i leader dei principali paesi imperialisti del mondo è suonata la campana.
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