L’instabilità politica ucraina è sempre più una costante
Dapprima il “rimpasto” di governo che ha letteralmente epurato il Kuleba, ministro degli esteri ucraino, più una decina di altri ministri e vertici sia delle forze armate che dei servizi di sicurezza. Il rimpasto di governo, secondo le dichiarazioni dello stesso Zelensky, è stato necessario per rispettare alcune direttive UE necessarie per continuare il dialogo tra Bruxelles e Kiev. Tuttavia la cacciata di metà del governo è stata anche spinta, per così dire, dalla visita dell’ambasciatrice statunitense fatta due settimane fa al presidente ucraino. La signora Bridgette Brinsk, questo il nome della diplomatica americana, avrebbe consegnato a Zelensky prove documentali schiaccianti sulla corruzione di alcuni membri del governo e i vertici degli apparati statali.
Dopo questo primo giro di vite, oggi la scure si è abbattuta sui vertici della agenzia doganale del paese. Gli alti papaveri delle dogane ucraine sono stati accusati di corruzione, come afferma una nota del governo, e truffa per cifre vicine al mezzo milione di euro.
“Questi atti di pulizia” dice il presidente ucraino “ sono necessari affinché la gente non abusi del proprio potere e soprattutto è fondamentale mantenere pulita la linea di approvvigionamento per la nostra difesa”. Dunque da queste dichiarazioni sembra emergere una truffa, magari qualche vendita sul mercato nero, di armi ed approvvigionamenti militari che ha visti protagonisti i vertici delle dogane insieme ad alcuni esponenti di spicco delle forze di difesa ucraine. A questo punto, con il rischio del crollo del fronte sud-est, sembra proprio che a Kiev si stia arrivando alla resa dei conti interna.
Pure Hitler cambiò vertici del governo e dello stato maggiore una settimana prima di suicidarsi e proprio con le accuse di alto tradimento e corruzione. Magari è un buon auspicio per il crollo definitivo del regime criminale dei banderisti.
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