Nella giornata di ieri l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito di un attacco delle forze aeree israeliane a Damasco, che ha provocato la morte di 15 persone (di cui 14 sono civili).
Il direttore dell’Osservatorio, Rami Abdel Rahman, ha affermato che si tratta dell’attacco israeliano più mortale alla capitale siriana.
L’Aeronautica israeliana avrebbe preso di mira il quartier generale delle milizie iraniane insieme a quartieri residenziali, come mostrano le immagini degli edifici distrutti trasmesse dalle reti siriane.
È intervenuto duramente il Ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, non solo ricordando lo stato agonizzante in cui versa il popolo siriano, già devastato dalla guerra e dal terremoto dei quali il suo suolo è stato teatro, ma anche ponendo la lente d’ingrandimento sulla contemporaneità di questi attacchi con quelli inferti allo Stato siriano da parte dell’Isis, a voler dimostrare una correlazione e un coordinamento alla base dell’azione offensiva dell’una e dell’altra entità.
Contemporaneità che non è casuale: infatti è risaputo che l’ISIS è una creatura del Mossad e della CIA, in funzione anti-iraniana, nel tentativo di arginare la “minaccia iraniana”.
L’attacco di sabato è un atto grave e vergognoso in puro stile israeliano: attaccare vilmente uno stato in difficoltà messo in ginocchio da un decennio di guerra e definitivamente devastato da un potente terremoto. Un vero e proprio crimine – purtroppo l’ultimo di una lunghissima serie – che svela, qualora ce ne fosse bisogno, la vera natura dello stato di israele (il minuscolo è voluto), uno stato razzista e guerrafondaio; un cancro che dalla sua fondazione sta lentamente ma inesorabilmente distruggendo il Medio Oriente, la culla della civiltà umana nel silenzio complice di quella parte di mondo (il nostro) che pretende di insegnare i diritti umani.
A suon di bombe.
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