Antonio Daniele
Avanti.it
In Brasile, lo scontro tra l’esercito e i sostenitori dell’ex presidente del Paese Jair Bolsonaro, prosegue. Più di 400 persone sono state arrestate perché accusate di aver partecipato ai disordini e il nuovo presidente, Lula da Silva, è giunto sul posto. Ora sono stati istituiti posti di blocco nei pressi del Congresso, che i manifestanti hanno cercato di prendere d’assalto, e continuano ad arrivare sul posto mezzi blindati. Lo stesso Bolsonaro, in un post su Twitter, ha condannato l’assalto dei manifestanti dichiarando: “I saccheggi e le invasioni di edifici pubblici di oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali”, respingendo le accuse di Lula, che lo vorrebbe come ispiratore ed incitatore delle rivolte. “Durante tutto il mio mandato sono sempre stato nel perimetro della Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà”, aggiunge l’ex presidente brasiliano. Nel frattempo, secondo i media locali, il tribunale ha rimosso dall’incarico il governatore della capitale Brasilia. I governatori e i sindaci di San Paolo e Rio de Janeiro organizzano un piano di sicurezza pubblica per prevenire presunti attacchi nei rispettivi Stati, ma esprimono preoccupazione per la facilità con cui l’establishment luliano sta rimuovendo chiunque mostri la minima esitazione nell’utilizzo delle maniere forti. Il ministro del Tribunale supremo federale Alexandre de Moraes è stato chiaro: sgomberare con ogni mezzo le autostrade occupate, e in caso di “estrema urgenza” anche con mezzi letali.
Le ultime notizie suggeriscono inoltre che potrebbe essere in corso un ammutinamento militare. L’esercito (ad eccezione degli alti comandanti) e la polizia militare dello Stato starebbero proteggendo i manifestanti. In un video pubblicato sui social si sente un ufficiale dire: “Non siamo qui per cacciarvi via, siamo qui per stare con la gente” mentre altre testimonianze mostrano i carri armati fare cordone intorno ai luoghi della manifestazione impedendo il passaggio alla polizia federale. I camionisti brasiliani svuotano le stazioni di rifornimento e bloccano coi loro mezzi le strade di diversi stati. La protesta del popolo brasiliano, assimilata di forza a una nuova Capitol Hill dai nostri media, risulta di difficile lettura. Bolsonaro, da alcuni tacciato di troppa debolezza ed equivocità, è considerato ‘troppo coinvolto nel passato con le politiche statunitensi in linea generale’, una matrice d’azione perdente, quindi, per l’indipendenza di scelta del Brasile. Lula, invece, vicinissimo all’agenda globalista, atteso ai forum dei plutocrati internazionali come foss’egli una carta vincente per la green economy e l’emergenza climatica, si trova coinvolto anche con le questioni economiche dei BRICS, di cui il Brasile è uno dei protagonisti.
Ci sono anche elementi di infiltrazione da parte dei servizi segreti, tese proprio a trasformare queste proteste in una copia di Capitol Hill. “Non ci sono precedenti per ciò che queste persone hanno fatto, e per questo devono essere punite. E scopriremo anche chi sono i finanziatori di questi vandali. E pagheranno tutti con la forza di legge questo gesto irresponsabile, questo gesto antidemocratico, e questo gesto da vandali e fascisti. Tutti sanno che ci sono diversi discorsi dell’ex presidente della Repubblica che hanno incoraggiato la situazione. Ha fomentato l’invasione della Corte Suprema. Questa è anche la sua responsabilità. È responsabilità delle parti che lo sostengono e tutto questo sarà oggetto di un’indagine rapida e vigorosa”, ha dichiarato l’attuale presidente Lula, definendo Bolsonaro “genocida” e i suoi seguaci “vandali”, “fascisti” e “nazisti”.”Respingiamo categoricamente la violenza generata dai gruppi neofascisti di Bolsonaro che hanno aggredito le istituzioni democratiche del Brasile. Il nostro supporto a Lula e al popolo brasiliano che sicuramente si mobiliterà in difesa della Pace e del suo presidente”, ha commentato Nicolas Maduro, presidente del Venezuela. Gli fa eco il presidente della Colombia Gustavo Petro.”Abbiamo proposto di rafforzare il sistema interamericano dei diritti umani applicando le norme vigenti ed estendendo la carta ai diritti delle donne, ambientali e collettivi, ma la risposta sono colpi di stato parlamentari o colpi di stato violenti dell’estrema destra”, ha scritto il leader colombiano su Twitter. Petro ha anche affermato che è urgente che l’Organizzazione degli Stati americani (OSA) si incontri se vuole “restare in vita come istituzione”. “Tutta la mia solidarietà a Lula e al popolo brasiliano. Il fascismo ha deciso di attaccare” ha aggiunto il leader colombiano. Anche il segretario generale dell’OSA, Luis Almagro, ha così commentato su Twitter: “Condanniamo l’attacco alle istituzioni a Brasilia, che costituisce un’azione riprovevole e un attacco alla democrazia di natura fascista.” Insieme al presidente Lula, anche il presidente del Consiglio dell’UE e i leader di Francia, Messico, Cile, Colombia, Spagna, Argentina, Portogallo, Ecuador, Perù e Stati Uniti hanno condannato i disordini politici.
Intanto, il giudice del Supremo Tribunale Federale Alexandre de Moraes ha imposto lo scioglimento degli accampamenti bolsonaristi fuori dai comandi militari in tutto il territorio federale brasiliano entro ventiquattro ore. Non si sa ancora quante persone siano rimaste ferite negli scontri. Tuttavia, a giudicare dai filmati della scena, potrebbero essere decine. Vi terremo aggiornati su ulteriori sviluppi.
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