Il capo stazione 59enne greco, accusato di essere il principale responsabile del disastro ferroviario peggiore della storia del paese ellenico, è stato rilasciato su cauzione (pari a 10 mila euro) e adesso è tornato nella sua abitazione, con l’obbligo di presentarsi alla locale stazione di polizia due volte al mese per documentare la sua presenza nel territorio della località in cui risiede.
L’uomo è considerato dagli inquirenti greci come il maggiore responsabile, accusato di disastro ferroviario, messa in pericolo dei trasporti ed omicidio colposo per l’incidente ferroviario che ha causato, lo ricordiamo, 57 morti e più di 150 feriti. La magistratura greca sta ancora vagliando tutte le ipotesi investigative, soprattutto per cercare di ricostruire l’accaduto; ad oggi si sa soltanto che il capo stazione ha terminato in anticipo il suo servizio lasciando sul posto un suo collega meno esperto – anche lui indagato per gli stessi reati – che non sapeva ancora manovrare gli scambi di binario; una negligenza, dunque che ha portato allo scontro fra i due treni affollati di studenti e lavoratori di rientro dalle vacanze di quel periodo di festa in Grecia.
L’incidente ha avuto conseguenze anche sul piano politico, con le dimissioni del ministro dei trasporti e le fortissime proteste dei greci scesi in piazza per protestare ed accusare lo stesso governo di aver causato questa tragedia a causa delle sue politiche economiche e dei tagli alla spesa nel settore dei trasporti. Il primo ministro greco, Mitsotakis, teme che l’incidente possa danneggiare la sua immagine a pochi mesi dalle elezioni parlamentari che si terranno il prossimo maggio. La strategia del governo è quella di mostrarsi decisa a perseguire penalmente i responsabili materiali dell’accaduto, nel tentativo di distogliere l’attenzione dalle responsabilità politiche che stanno alla base delle ricette economiche – volute da Bruxelles e che hanno favorito la svendita delle ferrovie greche ai capitali stranieri, in particolare a Ferrovie dello Stato Italiane – che nel caso delle ferrovie hanno portato alla rimozione dei sistemi automatizzati e ad una drastica riduzione dei lavori di manutenzione.
Durante le manifestazioni i greci urlavano lo slogan “Non è stato un incidente, è stato un crimine”; impossibile dargli torto.
Lascia un commento