In Sudan la situazione peggiora di giorno in giorno. Lo scorso venerdì le milizie guidate dal generale Dagalo, una fazione interna all’esercito sudanese che ha preso il potere nell’ottobre del 2021, hanno iniziato una operazione militare contro l’altra fazione, quella guidata dal generale Burhan che dal 2021 controlla la giunta militare che detiene il potere nel paese. Le due fazioni si stanno fronteggiando da quasi cinque giorni e il bilancio di distruzione e vittime è già molto grave. Secondo una dichiarazione dell’ambasciata statunitense, sottoscritta da altre quattordici missioni diplomatiche in Sudan, al momento si conterebbero 270 civili morti, mentre risulta impossibile al momento il conto dei feriti, considerate le pessime condizioni del sistema sanitario sudanese praticamente inesistente.
La situazione in Sudan, già di per sé esplosiva, rischia di subire una escalation se non fermata subito. Il Sudan è un paese di fondamentale importanza strategica. Si trova a sud dell’Egitto e a nord dell’Etiopia – anche se da essa separata dallo stato separatista non riconosciuto del Sud-Sudan – e si affaccia sul Mar Rosso con accesso praticamente diretto sul Canale di Suez. Ma il paese è anche fondamentale per le sue immense riserve di oro che fanno gola a tantissimi paesi, tra cui Usa e Russia. Quest’ultima, nelle ultime settimane, avrebbe concluso un accordo di sfruttamento delle miniere d’oro tramite la milizia Wagner e, secondo fonti statunitensi, Mosca era pronta a firmare con la giunta militare del generale Burhan un accordo di affitto di un porto sudanese da trasformare in una base militare per la marina russa. A complicare la situazione ovviamente ci si mettono le ingerenze esterne. Il Wall Street Journal riporta il commento di alcune fonti locali, secondo le quali Egitto da una parte e Libia ed Etiopia dall’altra, sarebbero già direttamente coinvolte sul campo per sostenere i loro rispettivi alleati. Al-Sisi, il presidente egiziano, nel 2021 diede il via libera al generale Burhan di interrompere il processo democratico nel paese ed assumere il potere, nel tentativo di arginare la sempre più crescente influenza etiope; dall’altra parte Dagalo è sostenuto dall’Etiopia – che avrebbe già inviato un contingente militare – e dal generale Haftar, capo della più potente ed importante milizia che si spartisce il territorio libico. Secondo il WSJ, Haftar avrebbe già inviato aiuti militari con un aereo cargo, con munizioni, armi e veicoli, e siccome dietro Haftar ci sono Russia ed Emirati Arabi, per alcuni analisti si potrebbe addirittura paventare l’intervento della Wagner.
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