Il centro di Genova è stato calcato da 500 veicoli da lavoro e un migliaio di operai delle imprese edili genovesi riunitesi nel gruppo “Basta crediti incagliati” per dare vita alla protesta.
A capo della sfilata un gruppo di imprenditori, che hanno fatto partire due cortei verso il centro della città paralizzando per sette ore il traffico e obbligando gli altri veicoli alle modifiche dei percorsi urbani. Si tratta di un’iniziativa spontanea di cui è stata preventivamente informata la questura, che non vede la partecipazione di sindacati o di associazioni di categoria. Oggetto della protesta è la situazione in cui attualmente versa il mondo dell’edilizia, che “gode” della presenza di milioni di crediti d’imposta nel cassetto fiscale senza però disporre della liquidità necessaria per pagare i propri dipendenti o portare a termine i lavori.
“E’ da tanto tempo che chiediamo di essere ascoltati, le imprese sono cariche di denaro virtuale ma non potendo ottenerlo rischiano un licenziamento di massa, servono risposte in tempi brevissimi non in cinque o sei mesi”, questa la situazione descritta da Carlo De Romedis, uno degli imprenditori che hanno preso parte alla manifestazione. I lavoratori del settore coinvolti, come si legge da un “manifesto” che accompagna le proteste, lamentano una serie di scelte politiche che avrebbero portato il mondo edile sull’orlo del baratro e una crisi sistemica dovuta al blocco del mercato della cessione dei crediti fiscali.
“L’impossibilità, infatti, di cedere sul mercato i bonus e l’inadempimento dei General contractor, ha determinato una persistente carenza di liquidità nelle imprese edili che, ove non intervenga un repentino “cambio di rotta” determinerà, a brevissimo, il loro fallimento. Fallimento i cui effetti, ovviamente, si ripercuoteranno sui dipendenti e sulle loro famiglie, sui fornitori, sui professionisti coinvolti, sui condomìni e sui condòmini.” Oltre alla richiesta di sbloccare la cessione dei crediti, le imprese mostrano disappunto sulla scelta del governo Meloni di smantellare il Superbonus, contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale circa il mantenimento degli ecobonus e contromano rispetto a un’UE che prevede e finanzia a tutta forza un’ondata di ristrutturazioni.
Tra Superbonus contiano, la decisione della Meloni di smantellare la misura e le direttive UE sulle case green, la situazione nel settore edile diventa sempre più tesa e tendenzialmente esplosiva; da una parte le piccole imprese che rischiano il fallimento, dopo una apparente possibilità di respirare; dall’altra le grandi imprese, le multinazionali e la mafia che hanno già fatto super-profitti attraverso truffe miliardarie.
Lascia un commento