Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone ha firmato due decreti per la prevenzione e il contrasto del lavoro sommerso, in attuazione delle misure previste dal PNRR per il triennio 2023-2025.
La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale degli avvisi relativi ai D.M. conclude formalmente la verifica da parte della Commissione Europea del conseguimento degli obiettivi del Piano Nazionale, il cui esito positivo entusiasma il Ministro Calderone che commenta: “L’adozione dei due decreti ha un duplice valore, perché da una parte essi costituiscono un presidio trasversale nella prosecuzione di un’azione necessaria per il miglioramento del mercato del lavoro in Italia, in termini di legalità, tutela dei diritti dei lavoratori e concorrenza leale tra le imprese. Dall’altra riconosce il lavoro degli uffici del Ministero nel conseguire, in anticipo rispetto alle scadenze, gli obiettivi previsti per il Dicastero dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
Entrando nello specifico, il D.M. n. 57 del 6 aprile 2023 prevede l’istituzione di un Comitato Nazionale che si occupi di coordinare e monitorare l’attuazione delle attività programmate nel Piano Nazionale, entrato in vigore il 21 dicembre 2022 e aggiornato col D.M. n. 58 del 6 aprile 2023, che costituisce il secondo provvedimento.
Tra gli infiniti compiti riportati in un lungo elenco del testo del decreto, si legge che il Comitato assicurerà il coordinamento e il monitoraggio dell’attuazione e dell’avanzamento delle attività previste nel Piano Nazionale, con eventuali correzioni postume; realizzerà regolarmente l’interazione tra i diversi enti coinvolti nelle operazioni di prevenzione e contrasto del lavoro sommerso; monitoreranno l’attività di formazione riservata ai Centri per l’Impiego e quella di nuovi Ispettori per la pianificazione della vigilanza; pianificherà interventi e campagne informative per la lotta al lavoro sommerso, e ne valuterà l’efficacia.
La composizione del Comitato è altrettanto affollata; difatti è presieduto dalla stessa Calderone – o da un suo delegato, ed è costituito da rappresentanti del Ministero stesso, del Ministero dell’Interno, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dell’INL, dell’INPS, dell’INAIL, dell’ANPAL, della Banca d’Italia, dell’Istat, dell’Agenzia delle Entrate, della Guardia di Finanza, dell’Arma dei Carabinieri e della Conferenza delle Regioni, con il supporto tecnico dell’INAPP. A questi, potranno essere integrati ulteriori componenti su richiesta delle Amministrazioni costitutive. In aggiunta, a dimostrare che dei lavoratori non ci si scorda proprio mai e dei padroni ancora meno, questo Comitato Nazionale si compone di 5 rappresentanti delle organizzazioni sindacali e 5 rappresentanti delle organizzazioni datoriali, di quelle più rappresentative a livello nazionale, e potendo immaginare quali siano si ha ben ragione di credere che i membri designati vengano accuratamente scelti.
L’impressione, vista la composizione del comitato, è che da questo nuovo organismo – di cui francamente non se ne sentiva la mancanza – verranno partorite idee che lungi dal colpire i padroni che assumono in nero (essendo ben rappresentati nel comitato), finiranno per colpire chi si ritrova a dover mangiare prestando la propria opera senza contratto; in parole semplici, questo comitato finirà per colpire i lavoratori in nero. Tanto la breve storia del governo Meloni dimostra quanto odio ci sia verso i poveri e quanta attenzione ci sia verso certi settori come quello agricolo, tanto osannato dal cognato d’Italia, il ministro Lollobrigida; un settore dove il lavoro in nero fa le fortune del Made in Italy vinicolo.
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