Romania e Bulgaria restano, ancora una volta, fuori dall’area Schengen, nonostante il parere favorevole della Commissione e del Parlamento europeo. A pesare sull’ennesima esclusione sono stati i veti di Austria, preoccupata per il flusso in aumento di migranti irregolari provenienti dalla rotta balcanica, ed i Paesi Bassi, favorevoli all’ingresso della sola Romania.
I veti sono stati motivati dalla “preoccupazione”, oltre che per il già citato problema dei flussi migratori, per la corruzione e la mancanza di un vero Stato di diritto all’interno dei due Paesi balcanici, entrati nell’UE nell’ormai lontano 2007.
Sofia e Bucarest, i cui dossier di accesso vengono affrontati in contemporanea, si sono dette pronte ad accogliere una delegazione di osservatori che valutino il rispetto delle regole per l’adesione.
Entra, invece, dal primo gennaio 2023, la Croazia, che adotterà l’Euro nella stessa data.
Serbia e Bosnia-Erzegovina, paesi non membri UE, si mostrano critici sulla piena adesione croata all’area Shengen, temendo un’ulteriore marginalizzazione, rallentamenti alle frontiere, ed un rallentamento del proprio processo di ingresso nell’UE.
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