Loredana Frasca, immunologa e ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità, ha rilasciato una interessenta intervista al “Giornale d’Italia” in cui parla del suo ultimo studio condotto proprio per l’ISS.
Lo studio in questione pubblicato sulla rivista scientifica “Pathogens” col titolo “Safety of COVID-19 Vaccines in Patients with Cardiac Issues and the Healthy Population”, si occupa fra le varie cose sia dell’utilità – per meglio dire, inutilità – dei vaccini anti-covid, sia dei rischi derivanti dalla somministrazione dei vaccini, come l’insorgenza di malattie autoimmuni e di problemi cardiaci.
La ricercatrice focalizza l’attenzione su due questioni base: da una parte il funzionamento della proteina Spike, dall’altra parte invece ha analizzato l’insorgenza di gravi malattie del sistema immunitario e la loro incidenza soprattutto sulle fasce più giovani della popolazione mondiale.
I responsabili della campagna vaccinale hanno sempre assicurato che la Spike – una tossina, vale la pena ricordarlo – non fosse tossica perché la sua azione sarebbe circoscritta alle sole cellule del punto in cui veniva iniettata. In realta “la Spike è stata trovata nel cuore di chi ha avuto la miocardite dopo il vaccino” afferma la scienziata “ e l’mRNA messaggero è stato trovato nel fegato. Dunque non è assolutamente vero che la proteina non circola, circola colpendo tutte le cellule”. Ed è esattamente questo, secondo l’immunologa, che causa l’insorgere delle malattie autoimmuni perché mentre coi normali vaccini si “infettano” solo determinate cellule inducendo la risposta immunitariasolo su queste, coi vaccini ad mRNA e Spike, tutte le cellule – come è stato dimostrato dal suo studio – vengono sottoposte ad una reazione immunitaria. In poche parole, l’organismo finisce per attaccare pure le cellule sane: è esattamente il meccanismo che genera poi le patologie autoimmuni come psoriasi, lupus e miocardite.
Proprio sulla miocardite la dottoressa Frasca ha dedicato buona parte del suo studio, trattando nello specifico l’insorgere di numerosi casi nelle fasce più giovani della popolazione.
Partendo da due lavori, uno americano e l’altro thailandese, basati sulla sorveglianza attiva della popolazione scolastica dopo la somministrazione del vaccino, la Frasca ha cercato riscontri confrontando i dati dei due studi con quelli provenienti dalla sorveglianza passiva. Incrociando i dati è venuto fuori che l’incidenza della miocardite è “di 1 a 1000 e, in alcuni casi, 1,4 su mille giovani fino a trent’anni” dato che cresce fino a 2,5 a 1000 se si considerano problemi cardiologici vari, un numero veramente alto ed allarmante se si pensa che “una malattia autoimmune può generare o degenerare in una nuova malattia più grave, come ad esempio il lupus alla pelle che può degenerare in lupus sistemico e, la mia esperienza diretta mi ha fatto riscontrare casi in cui dopo il vaccino si riattivassero tumori ormai scomparsi, come successo ad alcuni miei conoscenti”.
Ma oltre il danno, è il caso di dirlo, viene anche la beffa: “è ormai conclamato che i vaccini non ti proteggono dal contagio. Perché mai continuare con la somministrazione?”, si chiede la ricercatrice. E auspica una seria discussione a livello mondiale sulla pericolosità dei vaccini anti-covid “perché i dati parlano chiaro, non sono io ad inventarmeli, ma sono in molti ad ignorarli” come lo stesso ISS che ha preso le distanze dalla sua pubblicazione. “Serve una discussione seria ed aperta”.
Ed è quello che ci auguriamo noi.
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