Dopo dietrofront clamorosi, “aggiustamenti” in asse con il PNRR ed altri accordi transnazionali, opposizioni artatamente “furiose”, ammissioni di colpe ed altri ricchi premi e cotillon, la manovra di bilancio si appresta a vedere la sua approvazione definitiva prima di capodanno.
Tutti i proclami, che da un mese campeggiano sulle prime pagine dei quotidiani nazionali, si sono sgonfiati, come era prevedibile.
La neo premier Meloni, nel braccio di ferro con l’Europa, ha dovuto capitolare, rinunciando a molte di quelle “riforme”, prese a slogan di questa legge di bilancio. La soglia dei 60 euro per le sanzioni nei confronti dei commercianti che non accettano pagamenti elettronici, dopo un timido tentativo di vedersene “concedere” almeno 30, esce dalla legge di bilancio, con la premier che promette di “inventarsi qualche altra cosa per non far pagare le commissioni sui piccoli importi”. Si salva in extremis l’aumento della soglia dei contanti da 2.000 a 5.000 euro, dopo la correzione di un “sospetto” refuso, di cui si è preso la colpa lo stesso ministro Giorgietti, salvo poi incolpare la Ragioneria di Stato. Anche il condono per le vecchie cartelle esattoriali fino a 1.000 euro slitta di due mesi, e non comprenderà più le multe ed i tributi locali. Aldilà dei contenuti della legge di bilancio, fa specie constatare che, ormai, qualsiasi tentativo da parte di uno stato sovrano di scegliere autonomamente la sua linea economica, sia destinato a subire dictat e ridimensionamenti da parte di poteri sovranazionali che, palesemente, non hanno in alcun interesse il bene dei cittadini.
“La faccia nostra sotto i piedi vostri… e vi potete anche muovere”
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