Emanuele Quarta
Avanti.it
Stamane le versioni online dei quotidiani, i siti di informazione e dei tg, la CNN, la BBC e la Melevisione hanno aperto le loro edizioni mattutine con un titolo trionfalistico che annuncia l’inizio “della grande controffensiva ucraina. I russi si ritirano in maniera disordinata”. Innegabile la sorpresa nella lettura di questa notizia, soprattutto se per settimane i proclami sulla controffensiva sono stati seguiti da conferme e smentite. Aprendo gli articoli si scoprono tutt’altre verità: non c’è in atto alcuna controffensiva, né i russi si stanno ritirando disordinatamente come fanno di solito gli eserciti in rotta. La verità che emerge, ma ancora tutta da confermare, è che a Bakhmut le truppe ucraine hanno lanciato un contrattacco sul fianco ovest dello schieramento russo che, a quanto pare, sarebbe rimasto scoperto – non si sa se per una ritirata programmata o una rotazione delle riserve – e questo attacco avrebbe comportato una avanzata – Udite! Udite! – di 1 km quadrato. Insomma, ennesimo esercizio di propaganda di guerra, probabilmente creato ad arte proprio per l’Italia visto che oggi a Roma è arrivato il pagliaccio di Kiev che, ne siamo certi, è venuto a chiedere la questua alla Meloni. A rafforzare la propaganda occidentale ci pensano poi le uscite di Prygozhin, il capo-padrone della milizia privata Wagner, il quale avrebbe accusato le truppe russe di essersi ritirate lasciando i fianchi scoperti e mettendo a rischio accerchiamento gli uomini della Wagner. L’accusa sarebbe arrivata in un post Telegram – come riferito da diverse fonti di parte ucraina – di cui però al momento non c’è traccia.
Ma come stanno dunque le cose realmente? E Prigozhin a che gioco sta giocando?
Partiamo dal comandante del gruppo Wagner. Evgenij Prigozhin è da più di due mesi che lamenta ogni giorno della scarsità di munizioni, di missili, di artiglieria, di mezzi corazzati e del disinteresse – stando alle sue parole – del ministero della difesa russo per il fronte di Bakhmut. Ma nonostante le continue lamentele, ai limiti dell’insulto, a Bakhmut i russi hanno sempre avuto modo di avanzare lentamente conquistando, metro dopo metro e combattendo casa per casa, la cittadina che si ritiene fondamentale da un punto di vista strategico poiché crocevia di diverse arterie che finirebbero così sotto il controllo russo, impedendo alle forze ucraine di riceve approvvigionamenti dalle retrovie in caso di controffensiva. Ora, il punto focale della vicenda Wagner è capire se il suo atteggiamento è veritiero, sincero – cioè se veramente i mercenari di Wagner stanno soffrendo la mancanza di approvvigionamenti – oppure il suo è un gioco, un bluff concordato col l’esercito russo nell’ottica di una guerra disinformativa fatta di propaganda e (finta) contropropaganda per confondere il nemico. Insomma, tra Prigozhin ed il Cremlino i rapporti in che stato sono? È difficile dirlo, ma Wagner è un gruppo fondamentale per la strategia geopolitica, oltre che militare, russa e, come vi abbiamo ampiamente documentato, il gruppo di mercenari è fortemente presente in Africa, un fronte divenuto di primaria importanza per la Russia, nel quale gli uomini di Wagner fungono quasi da propaggine del ministero degli esteri di Mosca, oltre che milizia che affianca i gruppi di potere che nei vari paesi africani cercando di staccarsi dal giogo occidentale per avvicinarsi al Cremlino. Ma non solo, come detto più volte dall’analista militare americano, a Bakhmut la Wagner ha un vantaggio “significativo in termini numerici, di pezzi di artiglieria e mezzi di combattimento” e spiega che la scarsità di munizioni denunciata da Prigozhin, sia in realtà un fatto normale perché in attesa della fantomatica controffensiva ucraina, l’esercito russo raziona le armi e le munizioni per poter rispondere all’attacco. Dunque, è probabile che il compito di Prigozhin sia quello di confondere il nemico con dichiarazioni che fanno pensare ad un fronte interno russo spaccato, con i capi in contrasto; in realtà sembra essere vero il contrario. Dopotutto, Putin viene accusato di aver fatto fuori centinaia di suoi nemici, perché dovrebbe tenere in vita proprio il più fastidioso e pericoloso? Non è dato saperlo.
Con riguardo alla controffensiva ucraina, la questione sembra ormai diventata una barzelletta: non si è mai vista una controffensiva annunciata con largo anticipo, visto che già da settembre scorso sentiamo parlare di una controffensiva imminente che viene rimandata di settimana in settimana, prima perché le condizioni meteorologiche non consentono grandi manovre; poi perché mancano i missili; dopo salta fuori che servono i Leopard II della Germania. Insomma, questa famigerata controffensiva sembra essere solo un proclama e niente più, considerando anche che non si capisce come l’Ucraina – che a marzo 2023 accusava perdite, tra morti, feriti e disertori, di circa 600 mila uomini, secondo un calcolo della CNN e non della TASS – possa dare inizio ad una controffensiva su tutto il fronte, lungo un migliaio di km e contro le posizioni russe fortificate e fitte di uomini e mezzi (schierati per cerchi concentrici e linee continue, in stile trincea della Grande Guerra). Chi mette gli uomini? Certo, potrebbero mandare al fronte anziani e ragazzini che in questi mesi abbiamo visto essere letteralmente prelevati con la forza e la bastonate dagli uomini dell’SBU, il servizio di sicurezza ucraino. E le armi? Zelensky piange letteralmente miseria ogni giorno, chiede 100 carrarmati Leopard II e quando gli arrivano ne chiede il doppio; gli americani gli mandano gli HIMARS e lui si lamenta perché sono pochi – lamentela che ha fatto infuriare i generali a Washington. E a proposito di Washington, gli Yankee sembrano fare il doppiogioco sulla controffensiva: come la tela di Penelope, di giorno parlano di aiuti per svariati miliardi di dollari per sostenere l’offensiva ucraina, poi però la notte – che equivale a dietro le quinte – cercano di dissuadere Zelensky e per essere più convincenti fanno in modo che i piani stilati per la controffensiva finiscano sul web a causa di una mai provata falla nel sistema. L’Europa poi, si è letterlamente dissanguata, fornendo tutte le armi che aveva e restando a secco, sia come riserve Nato, sia come riserve nazionali, compresa l’Italia che oggi ha un arsenale che le consentirebbe di resistere al massimo 4 giorni se venisse attaccata da qualche stato. E non dimentichiamoci nemmeno che lo stesso Zelensky, pochi giorni fa, comunicava al mondo che per la controffensiva era ancora presto perché – e come ti sbagli – mancano armi e gli ucraini necessitano di caccia F-16.
Sulla controffensiva ci sono svariate ipotesi che possiamo fare. La prima ipotesi è che si tratta soltanto di un diversivo, messo in pratica anche con spostamenti di truppe e mezzi, per ingannare i russi e fermarli sulle loro posizioni, magari per temporeggiare e rafforzare le difese più ad ovest perché è chiaro che l’esercito di Kiev non potrà tenere queste posizioni a lungo. La seconda ipotesi, invece, vede gli USA tra i promotori della controffensiva che ritengono necessaria per esaurire le forze russe, logorarle, farle indietreggiare, anche al costo di un massacro ucraino. A Washington non hanno mai smesso di pensare all’annientamento russo. Tuttavia, se la politica americana vuole questo, le falle sui piani dell’offensiva fanno pensare ad una contrarietà da parte dei vertici militari. Oppure, come è tipico degli yankee, stanno bluffando e sperano in una mossa falsa dei russi. Infine, la terza ipotesi, quella più azzardata e che ha anche dei richiami storici. L’Ucraina è ormai prossima al collasso e i suoi capi sanno che da un momento all’altro dovranno chiedere una tregua, un armistizio. Prima di farlo, però, vogliono assicurarsi di trovarsi in una posizione di vantaggio, magari conquistando più terreno possibile, evitando in tal modo di dover cedere parti di territorio troppo ampie. Questa ipotesi ha un retrogusto che ricorda la controffensiva delle Ardenne dell’inverno 1944-1945, quando la Werhmacht di Hitler lanciò una offensiva contro le truppe americane che, impreparate, rischiarono di essere respinte di nuovo in mare. L’intento di Hitler era quello di concludere una tregua con gli americani per concentrarsi sul fronte orientale, magari anche con il sostegno degli Alleati. La similitudine delle due situazioni è tutt’altro che errata e questa potrebbe essere una ipotesi anche valida, logica – seppur una logica disperata – e in qualche modo sensata. Non ci rimane che attendere e valutare l’evolversi della situazione. Di certo nessuno, né la Russia né l’Ucraina (e la Nato), ha intenzione di porre fine allo scontro senza la sconfitta totale del nemico.
Lascia un commento