La transizione digitale s’è compiuta e ci troviamo a vivere nel migliore dei mondi possibili. C’è ancora parecchio da digitalizzare, in verità (e dunque il mondo migliorerà ancora e ancora), ma la transizione ha già conquistato le anime degli abitanti di quell’immenso Occidente dilatato che arriva a coprire la totalità del globo terracqueo.La vita digitale incanta, seduce, soggioga, risucchia.Riesce a dare un senso al Nulla. Produce uno stato d’ipnosi consapevole in cui è dolce naufragare.Se ne desidera sempre di più: non basta mai.Tutti vivono in simbiosi coi propri apparecchi, bramando forme di integrazione ancora più pervasiva per non uscire dal flusso che ogni cosa fa vibrare. Pare che nell’immediato futuro gli apparecchi sopracitati saranno “rivoluzionati” dall’intelligenza artificiale, arrivando a fare cose mai viste. La venderanno così: “Per anni i sensori dei telefonini hanno raccolto dati su di noi, ora l’AI sta imparando a utilizzarli per migliorare l’esperienza degli utenti.” Gli utenti attendono con l’acquolina in bocca, ansiosi di cedere un altro pezzo di sé alle voraci e sempre più perspicaci macchinacce.Indietro non si torna, nemmeno con l’Apocalisse. Il Mondo Nuovo è già qui.
Gli imperi si guardano in cagnesco, i popoli si massacrano invocando un Dio stanco e sfigurato, le oligarchie si contendono pozzi di petrolio e miniere di coltan a botte di colpi di stato, ma c’è una fede superiore che tutti accomuna in un ecumenico misticismo, ed è quella nella mammona tecnologica, nella cui adorazione si ritrovano fianco a fianco la Russia e l’Ucraina, i palestinesi e i sionisti,Trump e Biden, tutte le destre e tutte le sinistre.Non esiste al mondo un solo governo che esprima una qualche ostilità a quel processo di digitalizzazione, robotizzazione e deumanizzazione che appare inesorabile come un destino manifesto. Gli anni della pandemia globale hanno sancito l’ingresso in una nuova era: vi si sono adeguati i governi e vi si sono adeguati i popoli.Miliardi di individui segregati nelle loro case sono stati convertiti a forza: ciascuno ne è uscito più “digitalizzato”. Altri miliardi, a dirla tutta, s’erano già converiti molto prima. Dopo, la società non è stata più la stessa.
Coloro che sono venuti al mondo in questo secolo o negli ultimi anni del precedente non hanno avuto scampo: sono stati educati alla vita dagli schermi. Non v’era in effetti granché da fare al di fuori di essi: i primi ricordi consapevoli di un bambino hanno a che fare con adulti che guardano e toccano compulsivamente schermi. La scuola stessa venera gli schermi come feticci, e talvolta ne impone il possesso a quei pochissimi i cui genitori ancora cincischiano. L’imprinting tecnologico non incontra alcuna opposizione. Le voci di dentro vengono silenziate dal baccano che proviene dagli schermi. Del mare che s’aveva nell’anima restano poche pozzanghere putride.Tale processo di condizionamento è il più efficace mai concepito nella storia umana. Funziona con i figli delle villette a schiera e con i figli delle favelas. Neppure un santo riuscirebbe a sottrarvisi.
Quando le macchine faranno ogni cosa, gli uomini non serviranno più. O almeno, non ne serviranno più così tanti. Già carne da piramidi, poi carne da spadone e da cannone, indi carnazza da cui spremere il plusvalore per nutrire la megamacchina, l’homo sapiens appare, nel XXI secolo, inutile e fuori dalla Storia. Il piano di drastico sfoltimento è già partito da un pezzo: per fare in modo che i più non se ne avvedessero, hanno messo loro in mano dei gingilli. Attraverso i gingilli stessi, gli homini sapienti vengono beffardamente spremuti un’ultima volta: dai loro abissi vengono estratti quei “dati” di cui si nutre oggi la megamacchina, che ha cambiato dieta. L’energia che promana dai gingilli agisce come sedativo di massa. È il soma dei popoli. Nel Mondo Nuovo di huxleyana memoria, la droga di regime serviva a mantenere l’ordine sociale; in questo Mondo Nuovo, essa è funzionale al depopolamento. Divertente è la strada che conduce all’estinzione: fra faccine, gattini e pornazzi, non ci si annoia mai.
Eretico è oggi colui che diffida della tecnologia e teme il “progresso”. Tale diffidenza è bollata come “irrazionale” dalla storiografia dominante, in base alla quale tutta la storia contemporanea dell’Occidente è caratterizzata da una contrapposizione fra un virtuoso “razionalismo” figlio dell’Illuminismo ed un “irrazionalismo” retaggio dei secoli bui. La critica alla civilizzazione, allo sviluppo tecnologico ed al mito del “progresso” è in realtà piuttosto articolata: ci sarà occasione di approfondire l’argomento su queste pagine. Ad ogni modo, dare sfogo alla propria “eresia” è assai più comodo rispetto al Medioevo: è sufficiente vivere la vita “reale” andandosela a cercare in un mondo che sarà sempre più vuoto. Là fuori c’è più mondo per tutti.
GR
Rugge dice
Lunga vita a Re Ludd