Il ministro dell’interno Piantedosi vuole introdurre il sistema di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, come stazioni, ospedali e nei centri nevralgici delle città più grandi, come Roma, Milano e Napoli, per portare – almeno secondo lui – maggior sicurezza nelle nostre città. Piantedosi, intervistato dal Quotidiano Nazionale, sulla scia emotiva delle ultime notizie di stupri e aggressioni, ne approfitta per introdurre nel dibattito politico italiano l’introduzione del riconoscimento facciale, quale strumento fondamentale per riportare la sicurezza in Italia.
Ad oggi però, in Italia esiste una moratoria sul riconoscimento facciale, contenuta nel DL Capienze, che vieta l’utilizzo dello strumento da parte dei privati, mentre lo consente alle amministrazioni pubbliche previa autorizzazione del Garante della privacy e solo per motivi di sicurezza. Unica eccezione è rappresentata dall’autorità giudiziaria che può fare uso dello strumento per fini legati alle indagini senza dover per questo richiedere l’autorizzazione del Garante della privacy. La moratoria, approvata nel 2021, scadrà alla fine del 2023. Ad oggi, il Garante ha già dato parere negativo per alcuni progetti “pilota”: il primo è stato il dispositivo biometrico Sari Real Time della Polizia di Stato, bocciato proprio nel 2021; poi toccò al progetto Argo del comune di Torino ed infine fu smantellato anche il progetto di sicurezza biometrica del comune di Lecce nel 2022.
Il riconoscimento facciale, oltre ad essere una grave violazione della privacy ed una invasiva forma di controllo dei movimenti, soffre di un problema tecnico che incide gravemente anche sul diritto alla difesa: i falsi positivi. È stato dimostrato negli USA che il riconoscimento facciale spesso dà dei falsi positivi, la cui percentuale aumenta quando si tratta di persone di colore o appartenenti a minoranze etniche. Questo elemento è da tenere in considerazione, soprattutto quando i bisogni “securitarista” vengono dallo stesso governo che, da una parte gonfia la retorica (profondamente razzista, diciamolo) degli immigrati che delinquono “ladri e stupratori”, mentre dall’altra ammette che l’Italia è il paese è più sicuro in Europa, altrimenti farebbe la figura di chi non usa il pugno di ferro contro i delinquenti. La proposta di Piantedosi – che sa benissimo essere al momento irricevibile per i limiti legali di cui sopra – ha probabilmente un altro scopo, cioè quello di aprire una enorme finestra di Overton, introducendo la questione nel dibattito pubblico, abituando la gente a sentir parlare di “riconoscimento facciale” e, poi, alla prima occasione utile e magari a furor di popolo dopo qualche fatto di cronaca grave, rifilare i dispositivi di sicurezza biometrici che, lungi dal risolvere i problemi di sicurezza, serviranno soltanto a far marciare velocemente questo paese sempre di più verso gli obiettivi dell’agenda globalista della quale la Meloni ed il suo governo sono i più fedeli esecutori, come il piano vaccinale 2023 ha già – o avrebbe dovuto – già ampiamente dimostrare. Tutto questo servirà soltanto a controllare meglio i nostri movimenti quotidiani e, eventualmente, anche ogni tentativo di “rovesciare” l’impianto dittatoriale che oggi ci governa.
Dietro la retorica securitarista – come già avviene con quella ambientalista e sanitaria – si nasconde sempre l’inganno verso le masse.
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